Al Verdi il Dardust ’impressionista’: "Vi offro un viaggio psichedelico"

Il producer dell’hit-parade: "Mi sto buttando nelle colonne sonore, consentono sperimentazioni impensabili"

Al Verdi il Dardust ’impressionista’: "Vi offro un viaggio psichedelico"

Al Verdi il Dardust ’impressionista’: "Vi offro un viaggio psichedelico"

Lo strano caso del dottor Faini e il signor Dardust. In uno di quegli sdoppiamenti della personalità da romanzo stevensoniano che animano le cose del pop, il più titolato producer dell’hit-parade prova a riunire le sue tante anime nello spettacolo con cui approda sabato prossimo al Verdi. Show "impressionista", parole sue, in cui tra il raffinato pianista di conservatorio e l’alchimista elettronico, Dario-Dardust decide di non decidere presentandosi in entrambi le vesti, come suggerisce già il titolo “Duality”. Tutto nell’attesa di tornare a Sanremo come (co)autore dei brani di Angelia Mango e della coppia Renga-Nek.

Dario, con che proposta si ripresenta al pubblico fiorentino?

"Con uno spettacolo di otto pezzi divisi in quattro moduli ciascuno con cui offro allo spettatore un viaggio psichedelico fatto di tanti scenari e immaginari. Ho pure un ospite speciale, Samuele Bersani. Questo concerto rappresenta, infatti, una scommessa che assorbe il 100% delle mie facoltà, perché fare sold-out con musica di ricerca lontana delle logiche dello streaming è un risultato per nulla scontato".

La “summa” artistica del Dardust musicista dell’ultimo decennio.

"Direi proprio di sì. C’è un omaggio a quella Notte della Taranta di cui sono stato Maestro Concertatore, ma anche a Sakamoto, ai Goblin, a Moroder, al Rondò Veneziano, all’Islanda, al Giappone e un po’ a tutti gli altri mondi che stanno alla base del mio immaginario. Per questo direi che ‘Duality’ è un po’ il mio show definitivo".

Il punto su ciò che è stato prima di aprire un nuovo capitolo.

"Ho già in mente il concept del nuovo album. Fatto di impressioni piuttosto che di un racconto".

Vista la quantità di tournée in cartellone, qual è la carta vincente?

"Siccome di coraggio non si muore, penso paghi sempre assecondare le proprie visioni senza compromessi. Quella del producer era la mia gabbia dorata, ma ne sono uscito perché dischi e tournée per me sono qualcosa di estremamente serio".

Qual è la nuova frontiera del Dardust produttore?

"Mi sto buttando nelle colonne sonore, settore che consente sperimentazioni impensabili al momento nel mondo del pop".

Registi che le stimolano la fantasia?

"Matteo Garrone, Luca Guadagnino, ma anche il Mauro Mancini di ‘Non odiare’. Guardando all’estero la scelta è quasi infinita e spazia da Christopher Nolan ad Alfonso Cuarón".

Andrea Spinelli