
Arturo Brachetti al Teatro Verdi stasera e domani pomeriggio
’Solo’, ma in compagnia di oltre 60 personaggi. Abilità consacrate in decenni di carriera, ma anche sorprendenti novità. E un palcoscenico dove la magia delle ombre cinesi si sposa alle nuove tecnologie, spaziando dai videomapping al magnetico raggio laser.
Arturo Brachetti, il re dei trasformisti, torna stasera alle 20.45 e domani alle 16.45 al Teatro Verdi, con lo spettacolo ’Solo’, per incantare ancora una volta con un varietà surrealista e funambolico.
Applaudito in tutta Europa, Brachetti mescola l’arte del trasformismo, il quick-change, con quella del mimo, della chapeaugraphie, aggiungendo novità come la poetica sand painting, i disegni sulla sabbia, proiettati su uno schermo luminoso.
Brachetti, il suo spettacolo è una specie di casa segreta da cui partono i ricordi e si accende la fantasia.
"Sì, è una casetta vera, in miniatura, dove entro con una telecamera ed esplorando le stanze trovo la televisione con vecchi programmi, la musica con le icone pop del XX secolo, il solaio da cui emergono vecchi giocattoli. È una casa fisica, ma anche una metafora della nostra vita, come se ci fossero dei file di ricordi che apriamo e dove all’interno c’è quello che abbiamo vissuto. E infatti lo spettacolo inizia con la frase ’abbiamo tutti una casa così, nascosta da qualche parte’".
Di questi oltre sessanta personaggi che porta in scena, ce ne sono alcuni che ama più degli altri?
"No, perché non c’è tempo per affezionarmi. Il personaggio più difficile è quello in cui sono senza rete, con un costumino e basta, dove sono me stesso. Poi fra i più divertenti ci sono Biancaneve, Aladino, Peter Pan, Cappuccetto rosso e il lupo, Pavarotti, Elvis Presley, i quattro Beatles, Madonna, Michal Jackson, Freddie Mercury, lo Zio Fester, Sherlock Holmes..."
I suoi spettacoli fanno più bene ai bambini oppure ai grandi?
"Ci portano i bambini ma alla fine sono più i grandi che mi ringraziano per averli riportati a due ore della loro infanzia. E la cosa divertente è che mi ritrovo con adulti che vengono con i loro figli, dicendomi che si ricordano di quando da bambini erano stati portati dalla mamma per la prima volta a teatro, proprio a vedere il mio spettacolo".
Bello no?
"Sì certo! E allora io dico: sentite bambini, quando sarete grandi e avrete voi dei figli, vorreste portarli anche voi qui a vedere il mio spettacolo?"
A parte i bambini, in questo particolare momento storico, quanto bisogno c’è di leggerezza?
"In questo periodo vendiamo molti più biglietti rispetto ad altre cose proprio perché c’è bisogno di consolazione, ritorno all’innocenza, evasione, per fare una parentesi nella vita così aggressiva e fagocitante, andando in un posto magico che si chiama teatro. E’ quasi una terapia di ottimismo".