GIOVANNI BOGANI
Cronaca

Piccioni, l’uomo che le ha suonate a Sordi

È in un castello di Impruneta l’archivio del compositore che ha messo in musica tante commedie di Albertone e altri 300 film

Piero Piccioni con Alberto Sordi

Impruneta (Firenze), 14 novembre 2021 - Chi ama la musica, e chi ama il cinema, dovrebbe segnarsi questo nome: castello di Cafaggio. Maniero del Millecent o, nel comune di Impruneta, Firenze. Agli inizi del secolo scorso, lì ci passava spesso Giacomo Puccini, amico del barone Ugo Benci, che possedeva il castello. Fra i suoi avi, la bellissima Ginevra de’ Benci ritratta da Leonardo. Oggi, questo castello carico di storia diventa lo scrigno di un patrimonio culturale prezioso, l’archivio di uno dei più grandi compositori di colonne sonore del cinema italiano, Piero Piccioni. Il merito è della figlia, Valentina Benci Piccioni. È lei che si è data il compito di custodire, proteggere, valorizzare migliaia di pagine di musica, spartiti manoscritti, registrazioni inedite, e di metterlo a disposizione di studiosi, ricercatori, appassionati.

La storia di Piero Piccioni è, del resto, straordinaria. Era nato nel 1921 a Torino: a 13 anni, solo ascoltando le orchestre alla radio, aveva imparato a comporre, a 16 era solista in un programma musicale; a 17 aveva pubblicato i primi dischi; a 22 aveva costituito la prima orchestra jazz della storia della radio italiana. Nel dopoguerra, suonava a New York, in uno show televisivo insieme a Charlie Parker e ad altri giganti del jazz. Una carriera fulminante. Se ne accorsero presto i più grandi registi del cinema italiano, a cominciare da Michelangelo Antonioni. 

Sono centinaia le colonne sonore che Piero Piccioni ha composto: da quella per “Io la conoscevo bene“ di Antonio Pietrangeli a “Polvere di stelle“ di Alberto Sordi, dai film di Francesco Rosi a quelli di Vittorio De Sica, passando per “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto“di Lina Wertmuller, che gli valse il David di Donatello per la migliore musica. Per la colonna sonora di “Salvatore Giuliano“ , Piero Piccioni vinse invece il Nastro d’argento. Premi ai quali vanno aggiunti i riconoscimenti alla carriera: fra gli alti, il premio Flaiano e il premio Vittorio De Sica. Sua figlia Valentina ha riunito e custodisce al castello di Cafaggio questo immenso patrimonio di spartiti, di annotazioni autografe, di nastri originali. Musicista e cantante a sua volta, con esperienze negli Stati Uniti e in Brasile, Valentina ci racconta il suo impegno, nell’imminenza del centenario della nascita di suo padre, che cadrà il 6 dicembre prossimo. 

Valentina, che tipo di lavoro sta facendo con gli spartiti di suo padre Piero? "In collaborazione con mio fratello Jason è già stato tutto digitalizzato: si tratta di 8mila brani musicali. Ogni pagina degli spartiti che papà ha scritto è stata fotografata: stiamo creando un archivio non più cartaceo, ma digitalizzato. Ci sono anche alcuni nastri originali, e parte dei dischi che mio padre ha inciso. Due stanze del castello di Cafaggio sono dedicate a questo archivio. Mia madre e mio padre si sono separati quando ero bambina, e sono venuta a vivere in Toscana. Ma non ho mai smesso di vedere mio padre, di amarlo teneramente, di ascoltare con lui tantissima musica". 

Di cosa parlavate, riguardo alla musica? "Ero curiosissima. Gli chiedevo: come nasce una melodia, un canto? Mi rispondeva con estrema semplicità: ‘E’ come parlare, come scrivere una frase. Cerchi le parole giuste, no? Con la musica è la stessa cosa: trovi le note giuste, una nota dopo l’altra, come se tu stessi parlando’. Gli sembrava semplice". 

Quali personaggi del cinema avete incontrato? "Molti. Francesco Rosi, il regista di “Cronaca di una morte annunciata“ e “Salvatore Giuliano“, era un caro amico. Ricordo le serate con Alberto Sordi: insieme ritrovavano una verve fanciullesca, ridevano, sembravano Totò e Peppino. Un’estate siamo andati a trovare Zeffirelli nella sua villa a Positano. Altre volte venivano da noi Paolo Villaggio, o Tonino Guerra, il poeta amico di Fellini... Il mondo del cinema era, per me, un mondo di ‘zii’ gentili". 

Fra loro c’erano anche gli altri giganti della musica per film: Ennio Morricone, Armando Trovajoli, Luis Bacalov… "Erano tutti amici di papà. C’era molta stima reciproca, nessuna rivalità. Erano amicizie pure".