Sabato scorso, un’articolo pubblicato da La Nazione dal titolo ’La prova dell’alcol test’, raccontava un “esperimento”. Una pranzo, organizzato da Confcommercio e Fipe, con politici, giornalisti e membri di associazioni, dove si beveva vino durante il pasto e poi veniva misurata l’alcolemia. L’obiettivo era "sfatare falsi miti sul consumo di vino nei pasti". Tralasciando l’inutilità dell’esperimento, dato che esistono tabelle ministeriali che stimano il tasso alcolemico con dettaglio e precisione statistica, il problema sono le dichiarazioni rilasciate dai partecipanti.
Da 15 anni con la nostra Associazione ci impegniamo a informare sulla pericolosità di mettersi alla guida dopo aver assunto alcolici. Per questo è doveroso per noi chiarire alcuni aspetti. Nell’articolo si legge: "La conferma è chiara: un paio di bicchieri di vino a pasto non fanno superare il limite di legge", ha dichiarato Franco Marinoni, direttore regionale di Confcommercio. Falso. Non si può sapere. L’assorbimento dell’alcol è diverso da persona a persona e dipende da moltissimi fattori. La tabella di legge stima, ad esempio, che una donna di 54 kg supererà quasi certamente il limite di 0.5 g/l con due bicchieri. "Il problema sta altrove, nei superalcolici consumati in maniera sfrenata, continua Marinoni. Nell’articolo si parla sempre di “buon vino” in contrapposizione ad altre bevande alcoliche. Ma non c’è differenza fra bevande che contengono alcol. Il bere sfrenato fa male sempre e ovviamente incide sulla guida. "C’è una sostanza nel vino che ha un effetto di prevenzione dal punto di vista oncologico", ha dichiarato il governatore Eugenio Giani, anch’egli presente al pranzo. Falso. Le bevande alcoliche sono state inserite dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro nel gruppo delle sostanze cancerogene certe. Numerosi studi lo dimostrano rispetto a diversi tipi di tumore (soprattutto mammella e colon-retto). Ovviamente l’effetto cancerogeno dipende dalla quantità, ma affermare che il vino possa aiutare la prevenzione oncologica è insostenibile.
"Per Cursano e Tarantoli, dopo aver bevuto ciascuno 2 bicchieri di vino e mezzo di prosecco, addirittura il risultato è stato 0 dopo 10 minuti". Nessuna informazione viene fornita sullo strumento usato: un etilometro certificato? un precursore? E poi c’è la questione tempo: i valori ministeriali si riferiscono ad un’assunzione di alcol misurata dopo 60 minuti perché è noto in letteratura che il picco si raggiunge in questo lasso di tempo. La tesi a cui si giunge, a seguito delle dichiarazioni, è che "il buon vino, bevuto a tavola con uno o due calici, non nuoce né alla salute propria, né a quella degli altri". Affermazione discutibile per tutte le ragioni già dette. Alla guida anche un minimo livello di alcol può alterare le nostre capacità visive e i riflessi e per questo ai guidatori professionisti è imposto alcol zero. Nella legislazione è scritto: "Non esistono livelli di consumo alcolico sicuri alla guida. Il comportamento più sicuro è non consumare alcol se ci si deve porre alla guida di un qualunque tipo di veicolo. Concludendo, sulla sfera della salute personale ognuno è libero di fumare, mangiare insaccati, respirare particolato e bere vino. I fattori di rischio esistono e ognuno li gestisce come vuole. Ma guidare dopo aver bevuto non è un fatto personale bensì sociale, che va combattuto perché può far danno anche ad altri. Chi ha un ruolo pubblico dovrebbe informare i cittadini con verità basate su evidenze scientifiche. Non bere se devi guidare: questo è l’unico consiglio sicuro che si può dare a tutti. Un piccolo sacrificio per difendere la propria vita e quella degli altri".
Stefania e Stefano Guarnieri(Associazione Lorenzo Guarnieri)