Firenze, 15 marzo 2025 – La paura non ha fatto novanta, ma settanta. Come i millimetri di pioggia torrenziale caduti in ventiquattr’ore, dice l’idrometro del giardino di Boboli. Cento se aggiungiamo la proiezione di Lamma di altri trenta millimetri allo scoccare della mezzanotte. Firenze (e il suo hinterland) ieri si è svegliata con la stessa apprensione con cui è tornata poi a dormire.

Non poteva essere altrimenti considerando l’allerta rossa diramata dalla Protezione Civile fino alle 14 di oggi. La prima del suo genere dall’introduzione del sistema di codici varato nel 2015. Il governatore toscano Eugenio Giani altro non ha potuto fare che firmare la richiesta di mobilitazione del servizio nazionale valida per tutta la Regione e inviarla al ministro della Protezione Civile Nello Musumeci, il quale ha validato la richiesta al fine di garantire “interventi tempestivi e coordinati”. Alto, altissimo il rischio idraulico nel reticolo principale che ha riguardato il fiume dei fiumi, l’Arno.
Con annessi canali secondari, rientranti nell’altro reticolo, quello minore. A monte, l’Arno si è ingrossato al punto da sfiorare nell’ora di colmo maggiore, intorno alle 20, i 4 metri di livello. Comunque saldamente al di sotto della seconda soglia di guardia, fissata a 5,50 metri. Ma la sindaca non ha esitato, data la gravità della circostanza, a ricordare che “insieme al 2019 si è trattato dei livelli più alti mai verificati a partire dalle tre piene dal 1992 a oggi”.
Le bombe d’acqua incessanti hanno reso “la situazione oggettivamente eccezionale”. Per dare due numeri, alle 13 di ieri le chiamate raccolte dal dispatch della centrale operativa della Protezione Civile erano state 682, 47 le segnalazioni, 21 gli interventi sul posto, mentre la municipale aveva gestito 69 segnalazioni. Nel suo complesso, la città ha retto l’urto. Circolazione a rilento, code qua e là, ma nessun tilt. Solo criticità nei sottopassi come quello di via Mariti, via Palach e XI Agosto, risolti a stretto giro. Idem in piazza Bacci con alcuni scantinati allagati. Prima chiuse, poi riaperte via del Fosso Macinante, via Berio, via Nuova di Pozzolatico. Interdette, invece, via Fortini, di San Vito e via Cave di Monteripaldi per il crollo di muri. L’onda di acqua e fango ha fatto danni nell’area metropolitana.
L’Arno è stato l’osservato speciale costante di giornata. In tutti i sensi, dai passanti muniti di impermeabili gialli e ombrelli affacciati sulle spallette a immortalare un corso d’acqua sempre più forte, largo, torbido, fino agli addetti ai lavori che dal primo mattino si sono seduti al tavolo tecnico nella sede della Protezione Civile di via dell’Olmatello. Tutti presenti all’appello per il tavolo di coordinamento delle 12 della centrale operativa: prefettura, questura, amministrazione comunale, carabinieri, polizia, vigili del fuoco, Croce Rossa.
Da remoto, i sindaci metropolitani a relazionare in presa diretta le criticità dei territori. Il Bisenzio, l’Ombrone, la Sieve, l’Ema, tutti fiumi secondari che hanno raggiunto il secondo livello di guardia. Gli argini del Rimaggio, a Sesto, non hanno retto. Il Comune del sindaco Lorenzo Falchi è finito sott’acqua. In città i tecnici del Genio Civile sono intervenuti con un sopralluogo sul lungarno Acciaioli per monitorare i lavori alle spallette. Problemi anche all’Isolotto e all’alveo di Rovezzano, quantomeno contenuti da pronti interventi anche degli della Municipale. “Non c’è stato bisogno di chiudere alcun ponte – ha rassicurato la sindaca nel briefing di giornata coi cronisti –. Per la situazione eccezionale abbiamo deciso di prorogare l’ordinanza delle chiusure”. “È stata una giornata di impegno per tutti - commenta Giani - ringrazio tutti i volontari e la protezione civile”.
Il provvedimento, valido fino alle 14 di oggi, ha esteso la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado, di cimiteri, mercati, parchi, giardini e aree verdi ad accesso regolamentato. Ha sospeso fino a oggi pomeriggio la fermata delle Cascine della tramvia T1 ed annullato tutti gli spettacoli e gli eventi culturali e sportivi. L’esortazione di Funaro ai fiorentini è stata quella “muoversi il meno possibile, spostarsi solo in caso di necessità”.