Alluvione, addio paura. Spallette e paratie mobili contro le esondazioni. Così blindati i lungarni

Entro fine mese via ai lavori per la mitigazione del rischio idraulico in città. Grazie ai fondi europei opere per 14 milioni pronte entro il 2025. Da Santa Trinita a Rovezzano, il governatore Giani: "Zero impatti sulla città".

Alluvione, addio paura. Spallette e paratie mobili contro le esondazioni. Così blindati i lungarni

Il governatore Eugenio Giani, l’assessora Paola Galgani e il presidente Michele Nannelli

di Lisa Ciardi

FIRENZE

C’è chi lo ha già ribattezzato il "mini Mose". È il sistema di chiusure con portelloni in acciaio a tenuta stagna e barriere mobili che cambierà la gestione del rischio idraulico a Firenze, intervenendo su un tratto di 5 Km di Arno, dal ponte Santa Trinita fino alla Nave a Rovezzano. Il progetto per la ‘Mitigazione del rischio idraulico per l’abitato di Firenze’, approvato dalla Protezione civile nazionale e finanziato col Pnrr, ha un costo di 14 milioni e 759mila euro. Interesserà un tratto di circa 5 km d’Arno, con l’obiettivo di riuscire a contenere portate di piena con tempo di ritorno duecentennale (calcolate considerando il Piano di laminazione di Bilancino). I lavori, presentati ieri al circolo Canottieri dal presidente della Regione, Eugenio Giani, e dalla vicesindaca di Firenze, Paola Galgani, inizieranno il 10 ottobre per concludersi a fine 2025. Nei tratti di Lungarno Diaz, Lungarno delle Grazie e Lungarno Acciaiuoli, si provvederà al consolidamento dei muraglioni d’argine, al rifacimento delle spallette e, sugli ultimi due, alla predisposizione per barriere temporanee in caso di necessità (panconi).

In via Villamagna e via De André saranno collocati portelloni in acciaio corten a tenuta stagna, da montare e manovrare in caso di eventi significativi. La risistemazione degli argini in terra sarà effettuata nel tratto da Rovezzano all’Anconella, mentre barriere fisse in acciaio corten di altezza massima di un metro nasceranno tra l’Hotel Ville sull’Arno e il torrente Affrico. "Le nuove opere avranno un impatto davvero moderato – ha detto Giani -. Abbiamo studiato il progetto nei dettagli, perché vogliamo che l’installazione delle ‘palancole’ avvenga solo nei momenti critici.

Saranno utilizzate opere fisse, opere fisse manovrabili ma anche opere mobili, come i ‘panconi’, che saranno montati solo nel caso di una situazione analoga al 1966. La speranza, ovviamente, è che non servano mai: sarebbe la controprova che gli interventi strutturali compiuti, soprattutto a monte, hanno dato frutti sufficienti". Si tratterà del primo grande intervento strutturale fatto nel tratto cittadino del fiume, sin dalla modifica della soglia sotto il Ponte Vecchio, dopo l’alluvione del 1966. "Quello che presentiamo oggi – ha proseguito Giani - va pensato a sistema con gli interventi fatti e previsti a monte, come la cassa d’espansione Pizziconi, quasi pronta e con una capacità di 3,1 milioni di metri cubo, tutto il complesso di laminazione di Figline e l’innalzamento della diga di Levane". "Abbiamo chiesto alla Regione di informare puntualmente i cittadini e le attività (economiche e non) che insistono lungo il perimetro dei cantieri – ha spiegato la vicesindaca e assessora all’ambiente di Firenze, Paola Galgani - in modo da affrontare la fase dei lavori con tranquillità e da ridurre al massimo i possibili inconvenienti e disagi, per un cantiere di grande importanza per la città".