EMANUELE BALDI
Cronaca

Alluvioni, l’incubo del futuro . Promossa la Protezione civile: "Ma basta costruzioni a rischio"

La rilevazione Emg: l’81% dei toscani non comprerebbe più un immobile vicino a un fiume. L’allarme degli esperti: nel 2023 nella nostra regione sono stati consumati 350 ettari di suolo.

Cittadini e volontari lottano contro il fango durante una delle recenti alluvioni che hanno colpito la Toscana

Cittadini e volontari lottano contro il fango durante una delle recenti alluvioni che hanno colpito la Toscana

FIRENZE

Per chi ha i capelli bianchi in testa quelli di metà marzo sono stati dei flashback di un incubo lontano ormai quasi sessant’anni, quelli cioè della disastrosa alluvione del 1966 che infradiciò fino alle ossa e piegò, senza però spezzarle, le ginocchia di Firenze e seminò morte e distruzione nel Valdarno, nella Piana e in tutta quella terra toscana che corre lungo i capricci dell’Arno.

Per i più giovani un impatto choc su quello che la natura, rivoltandosi contro l’uomo, è in grado di fare in un pugno di ore. Nessuna vittima per fortuna negli eventi estremi del 14 marzo ma paura sì, tanta, e soprattutto danni giganteschi a Sesto Fiorentino, in Mugello e lungo i crinali della Valdisieve. Ecco perché ora è giusto fotografare il nuovo approccio dei toscani nei confronti di eventi così estremi. Ci viene incontro in tal senso l’ultimo sondaggio di Emg Different, commissionato da Toscana Tv, che contiene un capitolo dedicato appunto a “Le alluvioni in Toscana“.

Tra i dati spicca quello di una nuova consapevolezza dei rischi dovuti ai cambiamenti climatici in atto. Precipitazioni eccezionali, ma non più tali in termini di frequenza, che sempre più spesso portano alcuni terreni a ’esplodere’ perché costretti a sobbarcarsi magari nel giro di poche ore la pioggia che solitamente in certe zone cadeva in un mese.

Emblematiche le risposte alla domanda: ’I toscani comprerebbero una casa in zona a rischio?’. Non lo farebbero quattro intervistati su 5. Il 41% dice infatti ’certamente no’ e il 40% ’probabilmente no’. Il 16% ci penserebbe su ma forse accetterebbe il rischio (’probabilmente sì’ al 16%) mentre chi non lo farebbe senza indugio è appena il 3% del campione. D’altronde, come emerge da un recente report dell’ordine degli ingegneri di Firenze solo nel corso del 2023 in Toscana sono stati consumati 350 ettari di suolo, valore in aumento rispetto alla media degli ultimi 20 anni. Secondo l’Ispra, nel 2021 il 37% il territorio fiorentino era a pericolosità frana, di cui circa il 15% con classe elevata o molto elevata. In termini di popolazione era interessato il 33 per cento della popolazione dell’area fiorentina, di cui il 3.5% in aree a pericolosità elevata o molto elevata: si parla di circa 330.000 persone interessate, di cui 35.000 in zone con pericolosità severa”.

Nonostante le fisiologiche polemiche dei giorni successivi ai disastri di metà marzo da più parti si siano levate forti polemiche non molti sembrano puntare il dito contro le istituzioni. Alla domanda ’Secondo lei com’è stata affrontata l’emergenza?’ le risposte non sono poi così severe anche se la Regione, a detta di un po’ meno della metà degli intervistati, avrebbe potuto fare di più e meglio.

Un plauso piuttosto netto va alla Protezione civile. Per il 75% degli intervistati la gestione del caos è stata ok. Nel dettaglio la Protezione civile si è comportata ’molto bene’ per il 14% e ’abbastanza bene’ per il 61%. Tra gli elettori di centrosinistra l’ok sale a quota 88%, tra quelli della fazione opposta si ferma al 65% che non indica comunque una bocciatura. Complessivamente buona la gestione anche da parte dei sindaci che ricevono il plauso del 65% (si sale a 75% nel centrosinistra e si scende al 60% tra gli elettori dell’altra sponda politica). Meno generosi i voti alla Regione. Gestione complessivamente ok per il 62% dei toscani consultati. Gli elettori orientati a sinistra portano la percentuale al 73, gli altri la portano al 58%.

Capitolo prevenzione. Chiede il sondaggista ’Si poteva fare di più?’. O meglio ’secondo lei sono state fatte tutte le opere preventive necessarie?’. Il 65% dice ’sì, ma solo il parte’. Secondo il 7% è stato fatto tutto il possibile mentre per più di un intervistato su quattro (il 28%) non è stato fatto proprio nulla.

Infine il capitolo priorità. Quali le misure più urgenti in Toscana? Al primo posto con il 40% c’è lo stop alle nuove costruzioni in zone a rischio idrogrogeologico. Segue al 30% la voce ’rifacimento completo della rete fognaria e idrica’. Quindi il 25% indica come urgenti e prioritari i ’cambiamenti urbanistici con ripensamento della pianificazione urbana per adattare la città ai cambiamenti climatici’. Il 21% degli intervistati chiede invece la ’demolizioni di edifici costruiti in aree pericolose’ e il 17% la ’depavimentazione’, ovvero la rimozione di asfalto e cemento superflui.

Un tema quest’ultimo di cui a lungo si sta dibattendo negli ultimi mesi. Chiaro che l’asfalto è impermeabile e rovesci spaventosi di acqua ci scivolano sopra e creando allagamenti. Viceversa terreni e prati, ovvero ’zone spugna’ sono in grado di fronteggiare meglio forti precipitazioni.

Emanuele Baldi