Valencia, 31 ottobre 2024 – Una missione da compiere in uno scenario drammatico e una vita che dipende dalla capacità di sfidare l’alluvione che in queste ore ha devastato Valencia. Tra le storie che si intrecciano con il disastro che ha colpito la città spagnola c’è quella di un volontario italiano, Massimiliano Napolitano, originario di Milano ma da anni trapiantato a Barletta. Napolitano, 61 anni, agente di commercio che parla sei lingue e ha vissuto in Inghilterra, Spagna e Francia, è in missione per il Nopc (Nucleo operativo di Protezione civile), l’associazione di Firenze che si occupa di logistica dei trapianti: tradotto, gli “angeli” che prelevano e consegnano in giro per il mondo le cellule necessarie per il trapianto di midollo ai malati di leucemia. Missioni che non si sa mai dove inizieranno e finiranno: a volte donatore e ricevente sono agli antipodi.
Napolitano, quando ha capito che la situazione si era fatta critica?
“Ero in volo per Valencia quando siamo stati dirottati su Barcellona. Dopo due ore di attesa è stato organizzato un bus diretto all’aeroporto di Valencia. Delle 160 persone a bordo dell’aereo oltre i due terzi hanno rinunciato a partire a causa della situazione disastrosa, ma non io, io dovevo trasportare quel dono che avrebbe salvato la vita a un malato in attesa di trapianto”.
E a Valencia ha trovato l’inferno.
“Una situazione davvero surreale. Non c’era modo di uscire dall’aeroporto, i taxi non potevano accedere e neppure i bus. Le linee della metropolitana interrotte. Praticamente isolati e bloccati perché nemmeno si poteva ripartire in aereo. Le notizie erano di strade chiuse e allagamenti ovunque”.
Come ha fatto a raggiungere l’ospedale?
“La fortuna ha voluto che, nella concitazione, avessi scambiato due chiacchiere con una coppia di spagnoli, Juanma e Maria Jesus, che una volta recuperata la loro auto si sono offerti di accompagnarmi all’ospedale di Valencia. Vista la situazione di estrema difficoltà ho accettato”.
Una corsa disperata contro il tempo.
“Avevo tempo fino alle 8 del mattino per effettuare la consegna delle cellule ed erano già le 2. Ma alle 2.30 sono riuscito a portare a termine la missione, provato ma felice di non aver deluso chi mi aspettava. Uno slalom tra chiusure, posti di blocco... per fortuna chi guidava conosceva le strade molto bene”.
Ha poi risentito la coppia?
“Sì, per ringraziarli: mi hanno detto che anche per loro è stata un’odissea tornare a casa, a diversi chilometri da Valencia”.
Poi si è ritrovato bloccato in hotel.
“Angosciante quando, per due volte tutti i telefoni, il mio compreso, hanno iniziato a suonare contemporaneamente con l’allerta della Protezione civile spagnola, che intima di non muoversi da casa per tutta la giornata. Al momento non è ancora possibile raggiungere l’aeroporto con nessun mezzo, le linee metro sono chiuse e non ci sono treni né da né per Valencia. Siamo tutti bloccati in città; in centro la situazione è abbastanza tranquilla, ma nei sobborghi è un disastro e le previsioni fanno temere nuove piogge”.
Da Firenze è arrivato un prezioso sostegno.
“La sala operativa del Nopc di Firenze, con il presidente Massimo Pieraccini e Patrizia Pieraccini, ci seguE sempre, passo passo. Non siamo mai soli”.
Lei ha svolto circa 80 missioni in due anni per il Nopc ma quella di Valencia non è la prima criticità che affronta.
“No, il 7 ottobre ero in Israele durante l’attacco di Hamas, tra corse nei rifugi, bombe che scoppiavano e allarmi vari”.