OLGA MUGNAINI
Cronaca

Alphonse Mucha e Galileo Chini. Arte e bellezza senza confini

Al Museo degli Innocenti ’La seduzione dell’Art Nouveau’ dialoga con il protagonista della Belle Époque ’Allegoria della Pittura’ rivela come il fiorentino subisca la fascinazione delle suggestioni moderniste .

Alphonse Mucha e Galileo Chini. Arte e bellezza senza confini

A partire dalla fine dell’Ottocento, le innovazioni artistiche elaborate da Mucha si diffusero rapidamente in tutte le maggiori capitali europee. La mostra "Alphonse Mucha. La seduzione dell’Art Nouveau" che nel Museo degli Innocenti di Firenze racconta l’avventura del grande artista ceco (fino al 7 aprile prossimo), non dimentica di porre lo sguardo sulla rivoluzione del gusto e dello stile che interessò anche l’Italia, dove piano piano "fiorisce" quell’ideale di bellezza, caratterizzato da linee simuose e floreali. A complemento dell’esposizione, una sezione è dedicata infatti al fiorentino Galileo Chini, uno dei protagonisti dell’Art Nouveau in Italia, del quale proprio in questi giorni si ricordano i 150 anni dalla nascita, avvenuta a Firenze il 2 dicembre 1873, con una serie di iniziative in tutta la Toscana. "Inquieto e coraggioso, sperimentatore di tecniche e di stili, Chini diventa protagonista nel panorama dell’Italia della Belle Epoque - spiega Francesca Villanti, curatrice della mostra su Mucha -. Pur restando testimone della tradizione antica, Chini è capace di cogliere gli stimoli, di elaborarli e declinarli con uno stile personale. Diventa così pioniere nella sperimentazione di forme audaci e innovative, rielabora con grande maestria le linee del passato arricchendole con le linee sinuose che dominano i principi di rinnovamento e di modernità espressiva dell’Art Nouveau di matrice francese e belga, non dimenticando il rigore delle linee che contraddistinguono lo stile dell’Europa centrale".

Tra le opere di Chini esposte al Museo degli Innocenti, la tela "Allegoria della Pittura", rivela come l’artista fiorentino, pur conservando ancora tracce di una formazione simbolista, subisca la fascinazione delle suggestioni moderniste, utilizzando il tema del pavone, un motivo iconografico che ha affascinato molti artisti modernisti fin dagli esordi. Ma senza alcun dubbio, ciò che affascina maggiormente l’artista toscano è la possibilità di estendere l’esperienza dell’arte a tutti i campi della vita quotidiana: "Con Mucha e numerosi artisti coevi - prosegue Villanti - condivide la necessità di diffondere la bellezza a tutti gli strati sociali e di annullare il pregiudizio tra arti maggiori e minori". Non a caso Chini si dedica con grande fervore all’arte della ceramica, fondando una sua manifattura. In mostra un bozzetto per piatto-pavone (1899 circa) e un vaso con occhi penna di pavone, proveniente dalla collezione privata Galieo Chini. E ancora piatti con figure femminili acconciate con fiori che risplendono su maioliche smaltate; e uno straordinario vaso con giunchiglie alto più di mezzo metro e maioliche dipinte con salamandre. Numerose ceramiche esposte svelano il vasto repertorio di forme e di colori che contraddistinguono la sua produzione, dove Chini adotta spesso il tema iconografico di sognanti fanciulle, ritratte con figure flessuose aggraziate, con lunghi capelli fluenti ornate da composizioni floreali, che gli consentono di mantenere sempre vivo l’indissolubile legame con le forme botticelliane e allo stesso tempo introduce gli stilemi geometrizzanti austriaci e tedeschi. Parallelamente Chini è impegnato in commissioni decorative su vasta scala, sia nelle più importanti rassegne pubbliche che nella realizzazione di ricchi apparati ornamentali in abitazioni private, diffondendo così gli stilemi Liberty anche in architettura. Al riguardo, la mostra di Mucha ospita un suo pannello con putti per la Sala della Giovane Etruria all’esposizione internazionale di Milano nel 1906.