E a seguire le navette e una Santa Maria Novella super terminale di treni regionali. Peccato si stenti a vederne la decantata bellezza tra la selva oscura di pali del tram e i ponteggi della pensilina. Ma tutto sarà pronto e funzionale in tempi rapidi. Al massimo nel 2028, come ci hanno garantito. Ovviamente usiamo il futuro per cautela, per scaramanzia, e perché è d’obbligo a Firenze dove in genere ci si proietta nel futuro ripartendo dalle cose non fatte nel passato, a volte prossimo, più spesso remoto. Per questo la talpa ci intenerisce, ci fa tornare indietro di anni, quando tanti piccoli fiorentini non erano ancora nati, e oggi possono pensare che la talpa sia effettivamente un animale e non una imponente fresa meccanica, che Foster non sia il grande architetto ma un nuovo attaccante della Viola, o Isozaki l’ultimo samurai. Comunque, l’importante è progettare, gettare le basi tecniche e contrattuali come per il Franchi.
Per il nuovo aeroporto, invece, oltre a progetti, permessi, autorizzazioni, è appena partita addirittura una sorta di terapia di gruppo in cui i soggetti più disparati, oltre ai mille istituzionali, sono chiamati a dire la loro. Come quelle sedute psicanalitiche: tutti in cerchio a raccontare la propria storia. "Ciao, sono Peretola e vorrei diventare uno scalo moderno". Ed essendoci di mezzo dei privati, c’è pure la possibilità che succeda sul serio in un futuro vicino. Nel presente bisogna trovare 500 milioni per la sanità toscana, meglio ancora altri 200 per covid e caro bollette, dopo averne lasciati per strada, pare, 150. Una eccellenza. Di deficit. Che ci riporta comunque al passato quando la sola ASL 1 di Massa riuscì a fare un ’buco’ valutato in 400 milioni, praticamente impunito. Con un dubbio: che li abbia mangiati una talpa? Chissà? Acqua passata. O magari futura.