Tre incendi in una settimana (14-17-21 luglio) nei capannoni e nella parte esterna dell’ex mobilificio Becagli in viale XI Agosto-via Fanfani. L’ultimo, ieri: 6 focolai. Tre indizi fanno una prova. Due, anzi: trattasi evidentemente di atti dolosi e si dovrebbe fare di tutto per identificarne gli autori. Chi ha dato materialmente fuoco e perché. Che di disperati si tratti, o meno. L’altra ‘prova’: i ripetuti raid testimoniano che bisogna prendere la questione sul serio. Possibilmente una volta per tutte, perché in realtà è da anni che si trascina. Ieri mentre i vigili del fuoco si spolmonavano per la terza volta in sette giorni per contenere il rogo di masserizie e rifiuti accumulati in anni di incuria e degrado, e di sterpaglie, operazioni disturbate dal vento, il legale della società Antilotex proprietaria dell’area (24mila metri quadrati), avvocato Francesco Ceccherini, ha depositato, come già anticipato, un’integrazione alla denuncia-querela presentata in procura un anno e mezzo fa circa. Anche questa integrazione è molto dettagliata, ricca di notizie forse illuminanti per chi dovrà indagare sul caso. E per chi dovrebbe essere investito della ‘pratica’ sotto il profilo dell’ordine e della sicurezza pubblica. E quello amministrativo.
Nella ’vecchia’ denuncia-querela sulla drammatica situazione in cui versava l’area dove sorgeva anche il capannone fabbricato ’Loka’ di Raffaella Becagli, assassinata diciotto anni fa a Bali, risultano indicati diversi reati. Violazione di sigilli, invasione di terreni ed edifici, arbitraria, cioè senza autorizzazione e non necessariamente facendo ricorso alla violenza fisica; danneggiamento; deturpamento e imbrattamento di cose altrui. Si fa inoltre riferimento a due articoli del decreto legislativo numero 152 del 2006, il 255 (abbandono di rifiuti) e il 256 (attività di gestione di rifiuti non autorizzata) commessa da chi avvia una attività di raccolta, trasporto, recupero, smaltimento, commercio ed intermediazione di rifiuti in mancanza della prescritta autorizzazione, iscrizione o comunicazione.
Antilotex peraltro – sottolinea il legale – ha a disposizione copia di tutte le missive inviate nel corso del tempo ad Arpat, Vigili del Fuoco e a tutti gli enti competenti e direttamente interessati.
Intanto il questore Maurizio Auriemma avrebbe già contattato Lorenzo Becagli, 57 anni, legale rappresentante di Antilotex, per la questione di uno o più accessi ’bucati’ e utilizzati dagli occupanti. In particolare, il contatto riguarda l’indicazion di far murare quello che in origine era un cancello di dimensioni adeguato al transito dei mezzi pesanti per il carico scarico. Becagli ha rappresentato o rappresenterà al massimo rappresentante dell’ordine pubblico che la proprietà ha già provveduto alla bisogna, in passato.
"Non meno di 7-8 volte, ma puntualmente queste coperture, diciamo così, sono state ributtate giù. E comunque – spiega ancora il legale – la proprietà vuole avere ampie assicurazioni sul fatto che gli operai che andranno a chiudere gli accessi siano protetti rispetto ai personaggi, gli occupanti, anche loro allo stremo, e con grandi problematiche, che però da giorni gravitano in quell’area con intenzioni non esattamente pacifiche". A margine del penultimo focolaio, la polizia ha dovuto contenere la rabbia bellicosa di una ventina circa di persone che lì hanno trovato un tetto.
giovanni spano