REBECCA ROMOLI
Cronaca

"Alzheimer e famiglie, non lasciamole sole"

Ottantacinquemila casi ‘nascosti’, di cui spesso ci si vergogna. L’occasione per cambiare nasce dal film ’Father’ con Anthony Hopkins

Faralli Manneschi

FIRENZE, 18 giugno 2021 -  Quando il cinema aiuta a conoscere e a sensibilizzare l’opinione pubblica su una malattia. E’ il caso di Father. Nulla come sembra , film uscito a maggio che tratta in modo molto delicato ma illuminante il morbo di Alzheimer. Cosi la cooperativa Nomos ha pensato di usare la storia del film per portare alla ribalta il tema del morbo di Alzheimer affrontandolo in maniera un po’ più leggera ma non banale, e di spiegare anche cosa è questa malattia e magari sfatare qualche luogo comune e soprattuto dare dei suggerimenti a chi si trova a doverlo affrontare o a chi lo affronterà.  

La storia di Anthony (Anthony Hopkinks) il padre affetto da Alzheimer ed Ann (Olivia Colman) la figlia, potrà dare qualche spunto, qualche spettatore potrà essersi ritrovato nelle difficoltà della protagonista. Molti i temi affrontati dalla pellicola di Florian Zeller nel suo primo lavoro cinematografico. Primo fra tutti come comportarsi quando in casa c’è una persona che soffre di Alzheimer, perché nel film vediamo che ci sono momenti divertenti, ma anche molto commoventi o irritanti. "Quello che mi preme sottolineare – spiega il neuropsicologo Alessio Faralli della cooperativa Nomos – è l’importanza di portare questi temi anche in ambiti teatrali e cinematografici perché arrivino direttamente alle persone, bypassando quello che è uno dei più grandi problemi, la stigmatizzazione della malattia".  

Secondo gli operatori della cooperativa c’è un senso di vergogna per chi ha un malato di Alzheimer e le persone tendono a tenere tutto in casa ed è per questo che è molto importante sviluppare questi nuovi canali comunicativi per raggiungere più persone. "Uno dei maggiori sentimenti che vengono espressi – prosegue Faralli – è il disorientamento, il non sapere cosa fare, il sentirsi soli e sperduti". Sentimenti che nella pellicola di Zeller sono rappresentati molto bene. La storia di questo padre e della figlia trascinano il pubblico all’interno di un appartamento londinese. Guardando dalla parte del padre si osservano le conseguenze e il deterioramaneto della mente del protagonista. Spazio, informazioni, situazioni che si mescolano, personaggi che prima interpretavano un ruolo e poi improvvisamente cambiano e ti portano in una nuova realtà che per quanto perfetta alla fine ti fa sentire solo e smarrito.  

«La nostra mission – aggiunge Faralli – è informare e formare le famiglie e quindi in funzione dell’evoluzione della malattia, della prognosi e degli stadi, trattare i casi nel modo più individualizzato possibile" . Il film è stata anche l’occasione per chiedere a Franco Manneschi, presidente della cooperativa Nomos, una fotografia dell’Alzheimer a Firenze e a livello regionale. "In Toscana ci sono circa 100mila demenze – spiega Manneschi – mentre solo nella provincia di Firenze siamo intorno ai 20-25mila. I posti letto disponibili nelle Rsa in regione sono 14mila. Questo vuol dire che a fronte di 100mila demenze di vario livello, ci sono circa 85 mila persone che sono a casa in questo momento a carico della famiglia".