Firenze, 5 giugno 2024 – Amanda Knox di nuovo in un'aula di giustizia italiana. Succede questa mattina, 5 giugno, al palazzo di giustizia di Firenze dove è arrivata in taxi per partecipare all'udienza davanti alla Corte d'assise d'appello chiamata a stabilire se sia responsabile di calunnia nei confronti di Patrick Lumumba (nell'ambito della vicenda giudiziaria per l'omicidio di Meredith Kercher, compiuto a Perugia e per il quale è stata definitivamente assolta).
Aggiornamento: confermata la condanna a tre anni
Processo celebrato dopo che la Cassazione, recependo una decisione della Corte europea dei diritti dell'uomo, ha annullato la condanna a tre anni rinviando il procedimento per valutare la configurabilità del reato in relazione solo al memoriale scritto dall'americana la mattina del 6 novembre del 2007.
La giornata di Amanda Knox in tribunale
L'americana è arrivata a palazzo di giustizia con il marito Chris Robinson ed è difesa dagli avvocati Carlo Dalla Vedova e Luca Luparia Donati.
La parte offesa, Patrick Lumumba, non è in aula. E’ rimasto in Polonia, dove vive con la moglie polacca e lavora. "Patrick avrebbe voluto essere presente ma gli impegni lavorativi non gli hanno permesso di venire in Italia", ha detto il suo difensore, l'avvocato Carlo Pacelli.
Presenti numerosi giornalisti, molti gli inviati di testate ed emittenti straniere.
Oggi è attesa la sentenza della corte che ha fatto il suo ingresso in aula intorno alle 10. All'arrivo del procuratore generale Squillace Greco, Amanda ha salutato il magistrato, il quale ha ricambiato il saluto.
Subito la difesa di Knox ha contestato il deposito di una memoria da parte del legale di Lumumba. "Non ha raccolto invito del procuratore generale di entrare nel processo principale", dicono gli avvocati. I giudici della corte d'assise d'Appello dopo essersi ritirati in camera di consiglio, non hanno accettato l'ammissione dell'atto.
Ha parlato per circa dieci minuti, in buon italiano, Amanda Knox. Camicetta aragosta, gonna celeste, décolleté gialli con il tacco, un vistoso tatuaggio sulla gamba destra. "
Amanda Knox ha parlato per circa dieci minuti, in italiano, tornando con la mente alla notte del 5 novembre 2007, quando si trovava in questura. "Non avrei mai testimoniato contro Patrick (Lumumba ndr), come invece la polizia voleva. Non sapevo chi era l'assassino. Patrick non era solo il mio capo al lavoro ma anche mio amico. Non avevo interesse ad accusare un amico innocente. Patrick mi ha insegnato a parlare l'italiano, si è preso cura di me. Prima dell'arresto, mi consolò per la perdita della mia amica. Mi dispiace di non essere stata così forte di resistere alle pressioni polizia e che lui ne abbia sofferto".
"Ero una ragazza di 20 anni spaventata, ingannata, maltrattata dalla polizia. Il 5 novembre 2007 è stata la notte peggiore della mia vita. Pochi giorni prima la mia amica Meredith era stata uccisa nella casa che condividevamo. Ero scioccata, era un momento di crisi esistenziale. La polizia - aggiunge Knox - mi ha interrogata per ore in una lingua che non conoscevo. Si rifiutavano di credermi, mi davano della bugiarda, ma io ero solo terrorizzata. Non capivo perché mi trattavano in questo modo, minacciandomi di farmi avere una condanna a 30 anni se non ricordavo ogni dettaglio. Un poliziotto mi ha dato uno scappellotto in testa dicendomi: 'ricorda'". Durante il suo intervento, Amanda Knox aveva un foglio in mano con degli appunti.
Knox ha spiegato che con il memoriale scritto in carcere voleva ritrattare le dichiarazioni rese. "Chiedo umilmente alla Corte di dichiararmi innocente", ha concluso. I giudici sono ora in camera di consiglio. La sentenza non prima di mezzogiorno.