PIETRO MECAROZZI
Cronaca

Il delitto dell’ambulante, orrore nelle chat dei fratelli: “Adesso lo metto a dormire”

Firenze, a processo i due Ponciano accusati di aver ucciso il commerciante Safaei Chakar Kiomars. Nei loro smartphone la pianificazione del crimine e della fuga. Adesso rischiano l’ergastolo

Il banco dell'ambulante ucciso a Novoli e, nel riquadro, la vittima (foto New Press Photo)

Il banco dell'ambulante ucciso a Novoli e, nel riquadro, la vittima (foto New Press Photo)

Firenze, 9 novembre 2024 – “Lo metto a dormire”. Tradotto dal gergo della malavita: “Lo faccio fuori”. È il messaggio che, secondo l’accusa, Guilherme Ponciano , 25 anni, ha inviato al fratello Matheus Ponciano, 20 anni, prima di uccidere Safaei Chakar Kiomars, commerciante iraniano di 72 anni trovato morto il 29 novembre scorso nella sua casa in via Francesco De Pinedo. Quattro parole che valgono una condanna a morte, ma che sono frutto, sempre secondo il titolare dell’inchiesta, il pm Sandro Cutrignelli, di ben due mesi di pianificazione del delitto. Sessanta giorni riportati in gran parte nella chat, tradotta dal portoghese, nella quale i due presunti assassini hanno organizzato i dettagli dell’omicidio.

In quelle righe di testo immateriale, si sono quindi decise le sorti di una vita umana. Quando, come e dove. Ma soprattutto, il dopo. La genesi del crimine è dentro gli smartphone dei due giovani brasiliani: prima hanno scelto il giorno più adatto, cercando di non tradirsi prendendo permessi per malattia a lavoro e destando così sospetti; poi c’è stata la costruzione dell’atto e la scelta di dividersi i ’compiti’; infine, la preparazione del viaggio, con due biglietti solo andata per il Brasile (di un volo che però non hanno mai preso).

L’aggressione a scopo di rapina a Kiomars, titolare di un banco di souvenir alla loggia del Porcellino dove gli stessi imputati avevano lavorato, fu pertanto “premeditata da tempo”, proprio facendo leva sul rapporto con l’iraniano e la conoscenza delle sue abitudini, compresa quella di portarsi dietro i contanti degli incassi. E ieri, il gup Francesca Scarlatti, ha rinviato a giudizio i due fratelli, difesi dall’avvocato Gabriele Terranova, non accogliendo le richieste di far cadere l’aggravante della premeditazione e del concorso del più giovane dei Ponciano, colui che avrebbe fatto solo da palo davanti al portone del condominio.

Dalle videocamere di sorveglianza si vedono anche i due durante gli appostamenti e i sopralluoghi che hanno preceduto il delitto, e il sacchetto di tessuto nero con il quale è stato incappucciato Kiomars.

La prossima udienza sarà davanti alla corte d’assise, come richiesta dal pm, nell’aula bunker di via Paolieri. Rischiano entrambi l’ergastolo.