EMANUELE BALDI
Cronaca

Amici miei, Firenze come se fosse antani

Baldi Chissà se a muovere tutto è un rimpianto che da qualche parte cova e resta, una nostalgia bigia dei...

Ugo Tognazzi (il conte Mascetti), Gastone Moschin (Rambaldo Melandri) e Philippe Noiret (Giorgio Perozzi)

Ugo Tognazzi (il conte Mascetti), Gastone Moschin (Rambaldo Melandri) e Philippe Noiret (Giorgio Perozzi)

Baldi

Chissà se a muovere tutto è un rimpianto che da qualche parte cova e resta, una nostalgia bigia dei cieli monicelliani e di un film che non è mai commedia ma sempre drammatico sberleffo che esorcizza la morte, o semplice la voglia di (ri)scoprire cosa eravamo. Quella che organizza a Firenze da domani al 1° giugno, e ogni domenica, l’associazione Conte Mascetti – una passeggiata nei luoghi simbolo dell’indimenticabile Amici Miei – è una processione laica che omaggia un quintetto (con il nobile spiantato e irriverente c’è lo stramapalato architetto Rambaldo Melandri, il cinico luminare Sassaroli, il Perozzi giornalista caustico e graffiante e il popolano ’barista Necchi’) al giorno d’oggi impensabile in modi, gesta e infantile affiatamento. Firenze non l’ha dimenticata quella città degli Amici Nostri, capaci di inventarsi la ’supercazzola’, il trionfo del non sense che tocca le corde del genio. Non l’ha dimenticata ma non è neanche più riuscita a essere quella che era allora. Città irriverente, nobile e macellaia insieme, figlia di un lievito madre che aveva per ingredienti la scorza tosta di popolo, battute fulminanti, cappotti con il bavero su, notti silenziose. Una città il cui ossigeno inalato con naturalezza era un senso leggero dell’esistenza, che può essere tragedia o sberleffo che tanto la "vita è una fregatura".