Si allunga l’elenco delle osservazioni e dei pareri negativi sull’ampliamento di Peretola. In attesa che si esprima il Ministero, che a dicembre ha ricevuto da Toscana Aeroporti le integrazioni al progetto dopo i rilievi mossi dalla commissione Via, il numero dei contrari continua ad aumentare. Al centro c’è, appunto, l’ultima versione del progetto, che cancella la vigna da 8 ettari sul tetto e il nuovo terminal da 40mila metri quadrati di edificazione, inserendo anche vari correttivi per aumentare la sicurezza, ridurre l’impatto ambientale e limitare il consumo di suolo. Le ultime osservazioni a comparire sul sito del Ministero dell’Ambiente, in data 10 gennaio, sono state quelle del Comitato Wwf per la gestione delle oasi fiorentine.
"In questi giorni - vi si legge - si è nuovamente aperto il dibattito sulla nuova ipotesi di pista dell’aeroporto di Firenze, a seguito della presentazione di alcune modifiche e integrazioni. Al di là dei dettagli tecnici, il Wwf ribadisce come sia erronea l’impostazione di base della proposta. A Firenze non serve un aeroporto più grande, con altro consumo di suolo (a danno per altro delle poche aree verdi della Piana) e aumento dell’inquinamento, ma serve un migliore collegamento, in tempi e funzionalità, con l’aeroporto di Pisa (e Bologna)". Forti perplessità anche l’Università di Firenze. "Secondo i piani di rischio dell’attuale pista aeroportuale - si legge nel documento - gli occupanti del Polo Scientifico non sono esposti a nessun rischio o lo sono solo in modo marginale. Con la costruzione della pista di progetto e secondo i piani di rischio della futura pista, invece, gli occupanti del Polo negli attuali edifici (per la maggior parte ad alta concentrazione antropica) sono subito esposti al rischio. Ne consegue, quindi, un aumento del rischio per la popolazione e non un rafforzamento del livello di tutela così come auspicato dal regolamento Enac. Risulta quindi sorprendente che, in applicazione della normativa attuale e durante la progettazione di una nuova pista, non si debba tenere adeguatamente conto degli edifici preesistenti e dell’elevato numero di persone che li frequentano. Questa omissione appare in evidente contrasto con gli obiettivi stessi dei piani". Sempre l’Università si dice "gravemente danneggiata" per la mancata risposta a un’osservazione sul sistema idrogeologico e chiede chiarimenti sulla scomparsa dell’oasi di Val di Rose, di proprietà dell’ateneo e parte di una zona speciale di conservazione.
Ribadiscono i loro pareri non favorevoli anche i Comuni di Campi e Sesto, mentre Prato critica soprattutto il possibile impatto per l’inquinamento acustico. Centrale infine il sorvolo dell’azienda Toscochimica, considerata a rischio di incidente rilevante secondo la direttiva Seveso. La commissione Via-Vas del Ministero ha ora un mese per esaminare le carte e dare un parere finale. Non è escluso un rinvio tecnico per valutare meglio i tanti documenti arrivati. Ma, salvo sorprese, la risposta è attesa entro febbraio.
Lisa Ciardi