
di Paolo Guidotti
Ne ha fatta di strada, l’idea di Piero Galeotti, che con il figlio Federico, firenzuolini di Covigliaio, ha puntato tutto sul farro. Coltivatori diretti, un’azienda zootecnica da portare avanti, e vasti campi da coltivare, decisero nel 1999 di sostituire al tradizionale grano questo antico cereale. Antico, e disusato. Misero insieme duemila quintali di farro, conferiti da tre agricoltori del luogo. Ora i prodotti della "Poggio del Farro" arrivano in tutta Italia e all’estero, e del cereale se ne lavorano almeno 35mila quintali, nello stabilimento tra il passo della Futa e quello della Raticosa, al Covigliaio. Di recente poi, in un’altra frazione di Firenzuola, a Bruscoli, l’azienda ha aperto un nuovo laboratorio di produzione, dove si creano prodotti da forno, granola, barrette, biscotti e crostate, tutto a base di farro. "E’ stata una scelta di sviluppo dell’attività – spiega Federico Galeotti, ora amministratore dell’azienda – in un settore in crescita, qual è quello delle barrette e dei prodotti da forno con connotazione salutistica. I nostri prodotti biologici, fatti esclusivamente con farina di farro e ricette semplici, rispondono bene alla crescente richiesta dei consumatori. Di fatto è un completamento della nostra filiera, che parte dalla coltivazione del farro".
Adesso sono quasi 150 le aziende che conferiscono il cereale alla "Poggio del Farro": trenta-quaranta sono mugellane, un centinaio si trovano in Maremma, Val d’Orcia, sull’Amiata, e in Emilia Romagna, zone particolarmente vocate a questo tipo di coltivazione. "Siamo agricoltori anche noi – ricorda Galeotti – e ci teniamo a mantenere uno stretto rapporto con il mondo agricolo locale".
Complessivamente la "Poggio del Farro" dà lavoro a una ventina di persone, e i bilanci mostrano una società in salute. Nel 2016 il fatturato si aggirava sui 6 milioni di euro, il 2020 si è chiuso superando gli 11 milioni. "Quando abbiamo cominciato – nota Galeotti – c’era molto ignoranza verso il farro. Ora siamo presenti in tutta Italia attraverso la grande distribuzione". Il farro "made in Mugello" piace persino negli Usa, dove è molto richiesto quello perlato. In Australia vogliono la farina di farro. Richieste giungono da Francia, Svizzera, Croazia, Israele e Thailandia. Il 20% dell’attuale produzione è destinato all’estero. Uno sviluppo aziendale che sta creando problemi di spazi nello stabilimento di Covigliaio, che si sta rivelando troppo piccolo. "Avremmo bisogno di altri spazi, di un’altra struttura".