FIRENZEUn’altra morte in carcere. Ieri mattina alle 5.40 un giovane rumeno di 38 anni si è impiccato nella sua cella a Sollicciano nel reparto giudiziario. E’ il secondo caso dall’inizio dell’anno, dopo che nei primi giorni del 2025 si era ucciso un venticinquenne egiziano. E’ il secondo caso in pochissime ore dopo la morte in cella a Prato, dove un detenuto si è ucciso inalando gas da un fornellino.
La lunga scia di morte ha riportato d’attualità le terribili condizioni del carcere fiorentino scatendo reazioni a tutto campo, dal garante toscano dei detenuti al vescovo, dai sindacati all’assessore al sociale del Comune. Tutti invocano finalmente azioni concrete, a partire dalla nomina di un direttore stabile, per cercare di risolvere i problemi."Ormai le parole non bastano più. Non basta indignarsi, esprimere cordoglio, vicinanza, organizzare visite per toccare con mano la drammatica situazione di carceri fatiscenti dove tutto sembra possibile tranne riabilitazione e una vita dignitosa. Se questo stillicidio non viene interrotto, saremo tutti complici – denuncia Giuseppe Fanfani – Questo sistema detentivo genera solo disperazione e morte. Sollicciano deve essere abbattuto e dismesso. Non risponde ad alcuno dei requisiti e delle finalità previste dalla Costituzione". "Non ci si suicida per caso – commenta ancora Fanfani –. Si sceglie di morire a 30 anni quando si è sopraffatti dalla disperazione, dalla mancanza di speranza. In carcere manca tutto, soprattutto una prospettiva. La politica ha dimostrato di non essere né disponibile né preparata".
Durissimo anche il Sappe toscano con il suo segretario Francesco Oliviero: "Oramai non ci meravigliamo più, considerate le condizioni dei due istituti di Prato e Firenze". Riguardo a Sollicciano, dove a togliersi la vita è stato un detenuto "appena trasferito da Siena", Oliviero aggiunge: "È ormai da tempo fuori controllo e ha una struttura che secondo le norme vigenti non può definirsi un istituto penitenziario con finalità di custodia e rieducative. Sono indispensabili da parte del Dap prese di posizioni chiare. Gli agenti sono stremati e non riescono più a sostenere la pressione quotidiana". Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa polizia penitenziaria, criticando il governo, sottolinea che "continua, nella sostanziale indifferenza della politica di maggioranza, la strage nelle carceri del Paese dove vige una pena di morte di fatto che colpisce random". La Fp Cgil polizia penitenziaria, con il suo coordinatore nazionale Donato Nolè, evidenzia invece che le morti sono avvenute entrambe in istituti "senza un direttore titolare e che soffrono di una gravissima carenza di organico nei ruoli apicali della polizia penitenziaria. Questi gesti estremi rappresentano il sintomo di uno stato di abbandono generale del sistema carcerario, con condizioni di vita insostenibili sia per i detenuti che per il personale di polizia penitenziaria. Il personale in servizio è composto in larga parte da agenti giovanissimi, costretti a lavorare in condizioni disumane, analoghe a quelle in cui vivono i detenuti. Cos’altro deve accadere per garantire stabilità? Chiediamo un intervento immediato del ministero della Giustizia e del Dap".
Per l’arcivescovo Gherardo Gambelli "Sollicciano invece di essere un luogo di rieducazione e di aiuto per le persone è davvero un luogo segnato dalla disperazione e dalla tristezza". Gambelli, già cappellano del carcere, ieri da Arezzo ha voluto esprimere "tutta la sua solidarietà nei confronti dei familiari" del detenuto scomparso e ha chiesto "che la società si renda conto di quello che sta succedendo. Le parole siano accompagnate da gesti concreti. Così le carceri diventano discariche sociali".
Parla di condizioni "disumane" l’assessore al welfare Nicola Paulesu. "È il momento del cordoglio e del dolore – le sue parole – Ma tutto questo è inaccettabile, le condizioni in cui versa il penitenziario sono prive di dignità per i detenuti, per chi lavora e per tutti coloro che vi operano". L’assessore sottolinea anche che la "mancanza di una direzione stabile, rende ancora più complicata la gestione di una situazione intollerabile. È urgente che arrivi una guida anche per avere un’interlocuzione costante e poter lavorare su progetti di reinserimento". Infine il Direttivo della Camera Penale di Firenze: "I suicidi in carcere non sono solo una tragedia personale, ma un fallimento collettivo della società e del sistema giustizia, un sistema che ha smarrito il senso di umanità che invece dovrebbe accompagnare il percorso di espiazione della pena. Tutto questo a qualcuno interessa ancora? A noi sì, ma abbiamo il tragico sospetto di essere rimasti in pochi".
L.B.