Luca Boldrini
Cronaca

Gli ‘angeli dei trapianti’ tornano in Israele dopo settimane di stop

Il presidente del Nucleo operativo di protezione civile, Pieraccini: “Lì tanti donatori, è un’ottima notizia"

Massimo Pieraccini (a destra), a sinistra Patrizia Pieraccini

Massimo Pieraccini (a destra), a sinistra Patrizia Pieraccini

Firenze, 14 aprile 2025 – Fra le conseguenze della guerra in Medio Oriente ci sono anche le difficoltà per le associazioni di volontariato impegnate nella zona. Tra queste il Nopc-Nucleo operativo di protezione civile, l’associazione fiorentina presieduta da Massimo Pieraccini che si occupa della logistica dei trapianti. Una realtà che opera necessariamente in tutto il mondo: sono i loro volontari ad andare a ritirare le cellule prelevate al donatore nel posto X e a consegnarle nel posto Y e le due variabili possono essere ovunque sul mappamondo. Magari capita di andare negli Stati Uniti a prelevare la preziosa sacca di cellule necessarie per salvare la vita a un malato di leucemia per poi consegnarla in Lapponia, perché la compatibilità tra donatore e ricevente non è semplice e il proprio “fratello genetico” può essere ovunque nel pianeta.

Arriva dunque la bella notizia, data nella ultima newsletter del Nopc, della ripresa delle missioni in Israele. “Dopo lunghe settimane in cui erano state sospese a causa della guerra, sono riprese finalmente le missioni dei nostri volontari in Israele: da marzo ad oggi sono state 18 le vite salvate grazie alla ripresa delle missioni da Israele e altrettante sono in programma nel prossimo mese”, spiega Massimo Pieraccini.

"Si tratta di una notizia doppiamente bella – continua – perché rappresenta una luce di speranza nel buio della guerra, della paura e della terribile serie di vittime che sta martoriando l’intera regione: un messaggio straordinario di vita e di amore offerto da straordinari donatori di midollo osseo e da altrettanto meravigliosi volontari disposti a rischiare la propria vita, un dono infinito in contrapposizione a chi purtroppo conosce solo il linguaggio della morte, della guerra e della disperazione. E, secondo motivo, perché Israele è storicamente un paese con tantissimi donatori e quindi la riapertura delle missioni per il trasporto delle cellule staminali regala finalmente una speranza anche a chi sta combattendo l’altra guerra, quella per sconfiggere la terribile malattia”.

"E’ una svolta importante – conclude – e che fa sperare. Ma anche riflettere. Soprattutto sul coraggio, la dedizione, lo spirito di servizio e l’abnegazione dei nostri straordinari volontari che, nonostante le difficoltà ed i pericoli connessi ad un viaggio in zona di guerra, non esitano mai ad accettare la missione in Israele, anteponendo la vita di un paziente e la sua speranza alla preoccupazione dei propri figli, coniugi e familiari che restano a casa incollati alla messaggeria per aggiornarsi sui suoi movimenti e rassicurarsi che tutto procede per il meglio. ‘Sei molto coraggioso a venire in Israele’, ha detto una dottoressa israeliana ad un nostro volontario. Ed una sua collega italiana di un Centro Trapianti ha indirizzato una bellissima mail al Nopc: “Quando ho visto la notizia della guerra in Israele ho subito pensato a voi’. Come presidente del Nopc il mio primo pensiero ogni giorno va ai nostri straordinari volontari, nelle cui mani c’è ogni giorno la vita di così tante persone. Non solo nelle loro mani. Nel loro cuore e nel loro cervello. Cuore e cervello che portano luce e vita dove oggi purtroppo c’è solo buio e morte”.