Firenze, 5 novembre 2018 - Sono ancora numerosi purtroppo, nonostante i controlli, i casi di bracconaggio. Citiamo qualche episodio. Uno è avvenuto nel comune di Reggello (Firenze): qualche settimana fa, per la precisione nel weekend di fine settembre alla riapertura della caccia, un cittadino ha trovato nel suo giardino un falco pellegrino (specie protetta non cacciabile) ferito da arma da fuoco. Fortunatamente l’uomo, dotato di sensibilità e anche di coraggio, ha chiamato la Lipu - Lega italiana protezione uccelli - dalla quale ha avuto le indicazioni per soccorrere il rapace. L’animale è stato poi ricoverato nel Centro di recupero rapaci della Lipu di Vicchio nel Mugello (Firenze).
«Dalla visita e dall’esame radiografico - spiega Paola Beati responsabile del Centro recupero rapaci - sono stati individuati nel corpo del falco sei pallini da caccia oltre ad alcuni fori lasciati da altri pallini che lo hanno trapassato».
E adesso l’animale come sta? «Ora sta recuperando, non ha più il bendaggio per la frattura - dice Beati - e se tutto procede bene presto verrà trasferito in una grande voliera dove dovrà fare riabilitazione. Poi vedremo se potrà essere liberato e tornare in natura: dipende se la sua muscolatura tornerà forte come era prima».
Un altro caso di bracconaggio arriva dalla Liguria. Lo segnala l’Enpa. E’ di pochi giorni fa. «Un'aquila pennata, migratore particolarmente protetto - fanno sapere dal Cras, centro di recupero animali gestito dall’Enpa - è stata colpita dal fucile di un bracconiere che, come dimostrano le radiografie fatte dal veterinario Enpa, l’ha centrata con un pallino all’occhio sinistro. E’ ancora presto per dire se riacquisterà l’uso dell’occhio sinistro e se un giorno potrà mai tornare a volare». Anche in questo caso sono stati alcuni residenti a trovare il rapace ferito e ad affidarlo al Cras Enpa. «Registriamo purtroppo una preoccupante impennata del bracconaggio», spiega Massimo Pigoni, responsabile del Cras Enpa.
E tornando in Toscana c’è da sottolineare che dal Cruma (Centro recupero uccelli marini e acquatici che ha sede a Livorno e che in passato ha avuto in cura diversi esemplari di ibis eremita feriti), segnalano che nel periodo di caccia «ci arrivano almeno 3/4 uccelli feriti ogni settimana». «Si tratta - dice il responsabile del Centro, Nicola Maggi - soprattutto di rapaci, aironi e altre specie non cacciabili come ad esempio il picchio verde».
Anche in questi casi bisogna ringraziare la sensibilità delle persone che raccolgono questi animali feriti - e purtroppo in qualche caso moribondi o morti - e li portano al Cruma.