Ha la raffinatezza di una miniaturista medievale e l’attenzione ai particolari di un pittore fiammingo. Ma alla fine Anj Smith, artista inglese classe 1978, con le sue opere ci trasmette inquietudini e turbamenti del tutto contemporanei. E’ il Museo Novecento, in collaborazione con Hauser & Wirth, che presenta, fino al primo maggio, una sua mostra al Museo Bardini, a cura di Sergio Risaliti.
“Anj Smith. A Willow Grows Aslant the Brook”, riunisce una selezione di 12 opere in cui i paesaggi interiori dell’artista, popolati da volti, animali ed elementi surreali dipinti con grande maestria, dialogano con la straordinaria raccolta d’arte antica del Museo Stefano Bardini.
La tecnica della Smith non intende riprodurre fedelmente la realtà. La minuziosa magnificenza delle sue rappresentazioni spiazza l’osservatore, poichè porta con sé elementi di inquietudine. I ritratti e le nature morte sembrano quasi suggerire che troppa bellezza e troppo artificio possono allarmare. La raffinatezza e l’eleganza con cui sono costruite le rappresentazioni alludono al senso di fragilità e caducità della natura. Il suo lavoro è una straordinaria, attualissima, risposta alla vanitas più classica, una riflessione sul rapporto promiscuo ma affascinante tra bellezza e morte, tra pienezza e vacuità, tra piacere e insoddisfazione. I paesaggi di Anj Smith sono fantasie interiori da cui emergono creature ibride e oniriche. "È necessario sfidare le convenzioni e le narrative semplificate che ostacolano il progresso della conoscenza - afferma Anj Smith -. E ogni volta che mi trovo a Firenze percepisco la sua irresistibile e provocatoria magia e mi sento di nuovo ispirata ad aprire nuove frontiere".
Olga Mugnaini