Biancastella
Antonino
Per Anna Banti, nata a Firenze nel 1895, la definizione di scrittrice può sembrare riduttiva, ma racchiude in fondo tutto ciò di cui si è occupata: narrativa, tanta saggistica, traduzioni. Avviata dal padre verso gli studi umanistici, fu al liceo, nel 1914, che fece l’incontro che le cambierà la vita: si innamora del suo professore di storia dell’arte, Roberto Longhi, e, dopo la laurea, nel 1924 lo sposerà. Evitò, tuttavia, di usare il cognome di suo marito, troppo noto per non crearle imbarazzo o pregiudizio, e decise di firmare i suoi lavori con lo pseudonimo di Anna Banti, "un nome del tutto diverso che si imponesse a me stessa, segreto e autoritario" - scrisse. Studiosa di arte, comincia a pubblicare, ma, ancora una volta per non entrare in competizione col suo illustre marito, preferisce rinunciare alla carriera di storica dell’arte e si dedica completamente alla narrativa. Le sue storie hanno sempre le donne come protagoniste, colte soprattutto nei momenti di crisi esistenziale e così la solitudine e la difficoltà di rapportarsi con gli uomini senza conflitti e umiliazioni sono i temi di queste storie. Al primo romanzo uscito nel 1937 dedicato ad una donna, Paola, che è quasi il suo alter ego, seguono tra il 1940 e il 1942 molti racconti sulla condizione femminile, ma è con Artemisia (1947) che raggiunge il successo della critica, un libro sofferto, perché la Banti aveva perso il manoscritto in un bombardamento a Firenze e dovette riscriverlo: non voleva rinunciare a raccontare la storia, oggi ancora attualissima, di questa grande pittrice per la quale dipingere nel 1640 era "un atto di coraggio". Anna Banti ha continuato a scrivere, ancora racconti - sette raccolte - romanzi storici, tanti saggi e finalmente nel 1972 le è stato assegnato, per la prima volta a una donna, il premio Bagutta. Morì nel 1985 a 90 anni e col suo ultimo romanzo, autobiografico, nel 1981 vinse il Premio Selezione Campiello.