Ilaria Ulivelli
Cronaca

Anna Benedetti, donna di cultura tenace e ribelle. Firenze piange la sua Signora dei libri

S’inventò Leggere per non dimenticare, la rassegna che ha ospitato i più grandi scrittori in città. Coinvolgere e condividere: voleva portare la cultura nelle periferie e l’ha fatto

Anna Benedetti

Anna Benedetti

Firenze, 25 dicembre 2024 – Donna di cultura e diva. Moderna, sempre un passo avanti. Anna Benedetti ha danzato per la sua intera vita tra le parole. Leggera e profonda Signora dei libri. Trent’anni fa - quando ancora le presentazioni degli autori non erano così diffuse - s’inventò Leggere per non dimenticare, la rassegna che, a Firenze, ha ospitato i più grandi scrittori. Ma non solo. Minimo comune denominatore la passione per la letteratura che era capace di trasmettere con l’entusiasmo di una ragazza tenace e ribelle.

Lei. Che non ha mai indietreggiato nelle battaglie per i diritti civili. Che non ha mai nascosto le sue radicate convinzioni politiche, con il cuore a sinistra. Coinvolgere e condividere: voleva portare la cultura nelle periferie e l’ha fatto. Sul pulmino fino a Brozzi, alle Piagge, con Antonio Tabucchi, uno dei suoi grandi amici. E’ rimasta sempre così, visionaria e scopritrice di talenti, tra i quali (ognuno a suo tempo) Vito Mancuso e Giuseppe Culicchia.

Se n’è andata il 24 dicembre 2024. A 86 anni (anche se non le sarebbe piaciuto rivelare l’età), più giovane dei giovani. Alla vigilia di una ricorrenza (che ogni anno celebrava in semisolitudine) per lei dolorosa, la scomparsa della madre con la quale aveva un profondo legame. Senza la mamma non era più stato davvero Natale. Eclettica e acuta, Anna Benedetti ha lavorato all’Accademia della Crusca, portando avanti i suoi studi sulla lingua italiana, in particolare sul Boccaccio. Ma la sua missione era un’altra, divulgare. Referente dell’Associazione culturale italiana (Irma Antonetto) partiva da Torino con gli autori in tour per l’Italia, poi con i Luoghi del sapere organizzava incontri per il Circolo Fratelli Rosselli.

Carattere di ferro, le cose si facevano come diceva lei. Ironica e sorridente, Anna Benedetti raccontava aneddoti e storie già pronte per diventare romanzi. Elegante, con il culto di Giorgio Armani, femminile e raffinata. Amante dei gatti: ne aveva quattro. I salotti di Anna Benedetti resteranno nella storia di Firenze: i più aperti di una città che un poco di malavoglia spalanca le porte. Eterogenei. Pieni di intellettuali, ma non solo. Con tanta gente a discutere di tutto, a confrontarsi sulla politica, a preconizzare cosa sarebbe accaduto a Firenze, in Italia e nel mondo di lì a poco.

Difficilmente sbagliava. Poi gli incontri nella casa di Forte dei Marmi e nell’amata Sankt Moritz. Le piacevano i dibattiti. Lei seduta sul sofà con la sigaretta (che non traspirava) tra le dita smaltate, circondata dagli amici. Avrebbe evitato di farne un elenco perché erano tanti, buoni e di vecchia data. Ma nel suo cuore, tra gli altri, c’erano Sergio Staino, Michele Ciliberto, Adriano Prosperi, Mario Vargas Llosa (sulla madia la sua foto con il premio Nobel), Roberto Barni, Piero Gelli, Rosanna Bettarini e Sandra Bonsanti.