Teresa Scarcella
Cronaca

Da Careggi all’Antartide, l’avventura del dottor Santoro: “Qui è estremo, ma bellissimo”

Il racconto del medico fiorentino che si occupa del personale nella base italiana al Polo Sud: “Un mese fa si raggiungevano i -15, ora siamo poco sotto lo zero. E il vento arriva a 120 nodi”

Un selfie del dottor Giampaolo Santoro, medico chirurgo otorinolaringoiatra, dalla sua missione in Antartide

Un selfie del dottor Giampaolo Santoro, medico chirurgo otorinolaringoiatra, dalla sua missione in Antartide

Firenze, 5 gennaio 2025 – Dalla sala operatoria di Careggi alla base scientifica italiana in Antartide è un attimo, si fa per dire. La missione di Giampaolo Santoro, medico chirurgo otorinolaringoiatra, nell’ultimo periodo lo ha portato tra i ghiacciai, 12 ore in avanti. Nato in Puglia, laureato a Siena, residente a Firenze, ha iniziato il nuovo anno nella stazione Mario Zucchelli al Polo Sud, dove rimarrà fino a febbraio, e tutto per un annuncio sentito alla radio a fine estate scorsa. “Cercavano un medico per la gestione delle emergenze/urgenze, che fosse ’disposto a operare in condizioni estreme e con scarsi mezzi’, questo mi ha incuriosito”.

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Ha dovuto fare una preparazione particolare?

“Ho fatto delle lezioni teoriche. Dal tipo di abbigliamento, banalmente, al tipo di ambiente, alla legislazione, al come gestire la sicurezza e le criticità. Poi ho dovuto sostenere tantissime visite mediche, esami clinici e strumentali”.

Com’è stato il viaggio?

“Molto impegnativo. Sono partito da Roma, con scalo a Dubai e a Sydney, fino in Nuova Zelanda, in una cittadina dell’Isola del Sud da dove partono i voli militari. Sette ore interminabili fino alla base americana sull’Isola di Ross e poi un aereo ancora più piccolo, un bimotore, verso la stazione italiana. Pensate che io sono partito l’8 dicembre e sono arrivato qui il 13”.

Quali sono gli ’scarsi mezzi’ con cui lavora?

“Qui siamo due medici, normalmente un anestesista e un chirurgo, e un infermiere. Abbiamo attrezzature diagnostiche di base: un apparecchio per fare Rx, uno per le ecografie, attrezzatura chirurgica e una piccola sala operatoria. In caso di infortuni gravi viene attivato un protocollo per il trasferimento del paziente al primo ospedale più vicino, che si trova in Nuova Zelanda, con aerei attrezzati per il trasporto medico”.

In cosa consiste il lavoro?

“Considerate che la stazione è un cantiere, quindi spostano carichi, container, fanno lavori di falegnameria, carpenteria, quindi i rischi sono notevoli. Poi facciamo visite preventive a gruppi di ricercatori che fanno immersioni subacquee; o accompagniamo il personale nelle attività a rischio, in posti particolarmente complicati. Per esempio qualche giorno fa hanno esplorato una grotta con scarsa quantità di anidride carbonica e un medico è stato lì con loro”.

La sua giornata tipo?

“La giornata è scandita dai pasti che facciamo tutti insieme. Alle 8 c’è riunione e lì capiamo se ci sono attività particolari in programma anche per noi medici, o visite appunto, altrimenti si rimane a disposizione. Sono molto frequenti le piccole ferite, tagli, distorsioni. Poi visto l’aria molto secca, il vento, la luce intensa, le patologie infiammatorie delle vie aeree e degli occhi sono all’ordine del giorno”.

Si è trovato a dover affrontare qualche difficoltà?

“No per fortuna no”.

Ci sono anche momenti di relax?

“Per fortuna riesco a ritagliarmi dei momenti della giornata in cui riesco a girare, fare foto. Ci sono scorci particolari, si incontrano facilmente pinguini e foche, ogni tanto si vedono saltare in baia delle orche. Paesaggi meravigliosi”.

Fa molto freddo in questo periodo dell’anno?

“Ora siamo in piena estate australe, quindi c’è il sole h24 e le condizioni cambiano molto repentinamente. Quando sono arrivato un mese fa si raggiungevano i -15 gradi, ora sono di poco sotto lo zero. Spesso però c’è vento, che può raggiungere velocità notevoli, fino a 120 nodi, quasi da tornado. Pur essendo estremo, tutto sommato è un ambiente gradevole. Pensate che a Capodanno abbiamo fatto una grigliata fuori”.

Il fatto che sia sempre giorno l’ha scombussolata?

“Effettivamente è stato difficile abituarsi. Non ti viene mai di andare a letto. Tipo adesso che parliamo sono le 23 e c’è un sole accecante, sempre alto, e devo impormi di andare a dormire. Dopotutto alcuni ormoni, come la melatonina, hanno bisogno del buio per essere efficaci”.