FRANCESCA
Cronaca

Antisemitismo e invidia sociale: "Episodi sempre più frequenti"

Considerazioni amare su una città che sta perdendo i valori di La Pira e del cardinale Dalla Costa. La testimonianza della moglie del Console: "Sentirsi dire di cambiare casa è preoccupante".

Campana Comparini

Quando l’antisemitismo è tuo vicino di casa: se non fosse che al Consolato Israeliano un tubo dell’acqua si sia rotto nella tarda serata di qualche giorno fa, Marco Carrai ed io, non avremmo fatto conoscenza della signora, nostra vicina di casa, la quale, vedendoci camminare per strada per raggiungere la sede, senza troppi giri di parole, ci ha fermato invitandoci a cambiare casa. Perché? Perché disturbiamo. “Io non glielo vorrei dire di cambiare casa, però…”. Questo perché i militari che sono posizionati tra la nostra abitazione e il Consolato disturbano. Il mondo è vario: c’è chi fa festa nella strada perché la presenza delle forze dell’ordine allontana il pericolo dei ladri - sic - dall’altro lato, c’è anche chi monta quell’invidia sociale di stampo antisemita che lascia, in questo caso, un cuore amaro e una preoccupazione crescente per la nostra famiglia, “ultimamente”, colpita da importanti attacchi antisemiti. Questo episodio, se mai avesse senso fare una graduatoria, è ancor peggiore forse dei manifesti “Carrai, sionista” appesi l’altro giorno nei pressi del Meyer, perché di mezzo questa volta c’è la parola, c’è uno scambio verbale diretto tra due volti che si guardano. Non è corretto generalizzare un singolo fatto, ma poiché da un episodio stiamo passando a più episodi, mi domando: ma Firenze è sempre stata così?

Non mi pare. La città di La Pira, la città del Cardinale Dalla Costa, la città degli alti pensieri teologici e filosofici. La città che si rende solidale e vera e propria comunità quando avviene una disgrazia. Dove sei finita Firenze allora? Si sente spesso dire “eh ma Netanyahu…”. Il Console di Israele, come tutti i Consoli, è portavoce di un popolo, di uno Stato, che oggi è di destra, domani è di sinistra o viceversa, che oggi attua determinate scelte politiche, domani altre. E benché ognuno possa e debba giustamente pensarla come vuole, è cosa buona e giusta aggredire con manifesti o parole antisemite un uomo, cristiano peraltro, che si fa rappresentante di un popolo - il più martoriato del mondo - per la sua “contaminazione semita”? Io rimango senza parole e con me molti, ma allora è il caso di dirlo e di non tacere perché l’antisemitismo è la piaga peggiore che il mondo abbia mai prodotto. E ringrazio il cielo che i nostri figli siano ancora troppo piccoli per capire il perché abbiamo i militari fuori di casa.