Firenze, 10 novembre 2024 - “Tutta colpa delle suore” sghignazza Paolo, 78 primavere sulle spalle egregiamente portate, portierone con tanto di raccomandazione del cardiologo a limitarsi alle parate essenziali senza cercare il tuffo alla De Gea. Un incipit della storia spiazzante il suo, falciata lessicale surreale e fiorentinissima. Perfino di nutiana memoria nel suo sarcasmo antico. Come Paolo, colpa delle suore?
“Quando mia figlia Cristina aveva 4 anni la portavo all’asilo a Badia. C’erano due sezioni di bambini allora, gli arancioni e i verdi. Una volta, durante una gita a Camaldoli, una suora si alzò a tavola e disse: ’Voi genitori dovreste legare di più, come si può fare?’ Allora mi alzai anch’io: Mah, un’idea ce l’avrei...”.
Era il 2 giugno del 1984 quando i verdi e gli arancioni si sfidarono per la prima volta, neanche quarantenni. Poi venne l’estate, ma a settembre qualcuno saltò su: “Ma come, non si gioca più?”. Come no? Nel campino di Badia, poi all’Albereta, quindi nel viale Malta all’aeronatuica “ma poi si venne via perché quando pioveva dentro si batteva delle boccate...”, e ancora dietro il Mandela e infine a San Salvi dove l’altra sera, quaran’anni dopo, ’Quelli del venerdì’ (ecco il loro nome) si sono sfidati ed è finita 8 a 6 e “i gol li ha fatti quasi tutti Bernardo che non ha una gran tecnica, ma oh...la butta sempre dentro”.
E insomma eccoli qua (come da foto in basso a sinistra, senso orario da sinistra) Enzo, Giorgio Erre., Riccardo, Pierluigi, Luciano Emme., Giulio, Luciano 56, Mario, Armando, Bernardo, Michele, Gino. E poi Luca, Claudio, Stefano, Paolo, Giorgio Zeta, Santo.
Il ’ragazzo’ più attempato. Il Chini, a un passo dagli ottanta, “ma quando piglia il pallone lo sa lui come fare a tenerlo tra i piedi”. E se un lo pigli? “Eh parecchie volte gli scappa mezzo metro più in là...”. Poi, in mezzo alla vecchia guardia, c’è anche la linea verde con qualche ’pischello’ over 50.
Lo schema di gioco non esiste, o anzi sì. L’amicizia e quella voglia, come diceva il Conte Mascetti mica uno qualunque di “non prendersi mai sul serio”. E dopo il calcetto, tutti a mangiare la pizza. Qualche aneddoto. Ma sì.
“In genere a San Salvi si gioca sempre dalle nove e alle dieci di sera – racconta Paolo – Man mano che passavano i venerdì notavo che i ragazzi che fissano il campo un’ora dopo di noi arrivavano sempre prima. Una volta avevamo appena iniziato noi e loro erano già lì: ’Ma come mai venite così presto?’ gli domandai. ’Perché come ci si diverte a veder voi’... mi riposero”.
E poi un altro ricordo. Divertentissimo. “Si giocava all’Andreoni, un vecchietto si avvicinò alla recinzione mentre si giocava tutti ansimanti. Ci scruta e ci fa: ’O giovanotti, ma siete sicuri che vi faccia bene?”.