TITTI GIULIANI FOTI
Cronaca

Archivio Poli a Venezia, stop polemiche

Parla Lucia: "Una scelta di mio figlio. Per il Vieusseux si doveva fare domanda"

Lucia Poli

Firenze, 26 settembre 2019 - «Via, su. Firenze non deve essere offesa per l’acquisizione della Fondazione Cini di Venezia. Paolo era un cittadino del mondo, ha debuttato a Genova con Aldo Trionfo nel 1958, poi ha fatto il cabaret a Milano negli anni ’60 tanto che anche Umberto Eco parlava del cabaret milanese di Cobelli e Paolo Poli. Nel 1970 è venuto ad abitare a Roma anche se adorava Firenze, sua città di nascita e tutte le volte che ci tornava per lui era una festa. Ma mio fratello ha lavorato anche a Venezia e in altre città: dunque? Lucia Poli attrice straordinaria e sorella di Paolo, sorride sullo «strano caso donazione Paolo Poli alla Fondazione Cini di Venezia» innescato soprattutto via social.

Lucia, questa donazione a Venezia non era una cosa già stabilita questo inverno?

«Sì e decisa da mio figlio Andrea che è stato nominato da Paolo suo erede, assieme a Ida Biggi, direttrice della Fondazone Cini. Poi, il 19 settembre siamo andati a Venezia per l’ufficializzazione, nell’isola di San Giorgio. E’ una bellissima fondazione, molto attrezzata, con uno uno stuolo di ragazzi stagisti che lavorano bene e che hanno già tirato e digitalizzato tante cose scritte, lasciate da Paolo. So già che ne faranno un convegno».

Che pensa di tutti questi rumors scandalizzati?

«Io dico: ma perché non allargare lo sguardo? Ci sono rimasta male che si sia scatenata questa polemica. Vabbè è vero ho saputo ma molto dopo aver fatto la donazione che Vieusseux e Università avrebbero voluto loro l’archivio di Paolo. Poi sui social, tutte quelle chiacchiere: per carità di Dio. Sono amica di tutte e due le istituzioni e collaboro molto volentieri con loro, ma a questo punto c’è poco da fare. Io mica sapevo che per il Vieusseux, per esempio, si dovesse fare domanda per offrire un archivio e che non è viceversa per statuto. Quasi la stessa cosa è accaduta con l’Università: diciamo che forse si sono mossi tardi ma in buonissima fede, per carità. Ed escludo qualsiasi polemica».

Ma poi alla fine chi doveva decidere cosa?

«L’unico che poteva era mio figlio, come erede. E ha deciso per donare il prezioso archivio dello zio alla fondazione Cini di Venezia, anche io sono stata d’accordo. Non ci vedo niente di male né di offensivo per nessuno, nè per Firenze in particolare che non si deve sentire defraudata di niente. L’arte non ha patria, è libera come è stato Paolo».

In cosa consiste il fondo Paolo Poli a Venezia?

«Mio figlio Andrea (Sarri, musicista, ndr) ha pensato alla donazione dell’archivio per la parte cartacea del lavoro accumulato negli anni da Paolo. C’è un nucleo fantastico di copioni di ogni spettacolo, sono 41, con le sue note autografe e gli appunti. Poi ci sono le critiche che ogni spettacolo ha ricevuto, le locandine, i manifesti e le fotografie: sono faldoni alti così, tanta roba».

E le mitiche canzoni degli spettacoli di Paolo Poli?

«Sì, certo, ci sono anche quelle. E gli spartiti, gli appunti: abbiamo trovato anche biglietti di sala, i depliant degli ammiratori e i telegrammi di tanti attori colleghi, tra cui Gassman, che gli esprimevano solidarietà quando gli bloccarono lo spettacolo su Santa Rita. E ancora tante fotografie stupende, disegni e bozzettini, che aveva fatto da bambino e nell’adolescenza. Fin dalla prima giovinezza si era dedicato al teatro».

Dunque Lucia solo materiale cartaceo?

«Sì perché i video degli spettacoli Andrea ha deciso di tenerli magari per farne un film. Per noi rivedere Paolo in questi ricordi è bello, con la sua eleganza innata. Sapere che i suoi scritti sono a Venezia in ottime mani, è consolante. E anche oggi il suo modo di sapersi presentare, anche agli inizi della carriera da povero, fa scuola: Paolo era un gran signore. Con un fascino unico, irripetibile. E oggi sbufferebbe per tutte queste polemiche inutili».