LISA CIARDI
Cronaca

Arte e polemiche. Lodola: "Tutto divertente. Le offese da condannare"

Non si placano le critiche per le installazioni in piazza del Duomo. L’artista: "La cultura deve far discutere ma gli insulti non vanno tollerati". .

Marco Lodola tra i fondatori del gruppo «Nuovo Futurismo»

Marco Lodola tra i fondatori del gruppo «Nuovo Futurismo»

"Le polemiche sulle opere esposte in piazza Duomo? Mi sono divertito come un matto, ma solo finché non siamo entrati nel campo delle offese". Marco Lodola, classe 1955, è l’autore di una delle tre opere visibili davanti a Palazzo Strozzi Sacrati, sede della Regione. Tra i fondatori del gruppo "Nuovo Futurismo", realizza creazioni ricche di luce e colore, apprezzate e commissionate da istituzioni, eventi e aziende. Il primo articolo del direttore di Artribune, Massimiliano Tonelli, ha accomunato lui ed Emanuele Giannelli (autore dei due discussi "giganti") nella definizione di "minestrone di scadente arte pubblica contemporanea ai piedi del Duomo. A dir poco un pastrocchio". È stato però risparmiato, se non altro, dal caos successivo, nato quando sempre Artribune ha denunciato di aver ricevuto "insulti e minacce" dall’ufficio stampa di Giannelli. Un gran putiferio…

"Ma guardi, nei giorni scorsi mi sono divertito tantissimo, perché l’arte serve a far discutere. E più se ne parla più la gente si interessa alle opere e agli artisti… Insomma fa parte del gioco".

Non c’è rimasto un po’ male?

"Intanto la mia opera ’L’attesa’ è lì da novembre. Ha avuto un committente che l’ha voluta e pagata, su richiesta dell’associazione Pedale Rosso, e poi è stata donata alla Regione in occasione della Toscana delle Donne, attraverso la collaborazione con Cristina Manetti, che ringrazio. Ha anche avuto un bel riscontro. Tantissime persone si sono scattate delle foto davanti e mi hanno taggato su Instagram: d’altronde oggi il polso del gradimento si ha anche così. Poi ho letto il primo articolo di Artribune e ho scoperto che accanto alla mia opera ne erano state collocate altre due. Ci sono rimasto male".

Artribune ha scritto che ha definito la scelta ‘terribile’…

"Sì, sì, confermo. Non discuto sul valore dell’altro artista, ma ritengo un errore affiancare opere diverse per contenuti e immagine. Ci sarei rimasto male pure se fosse stato Picasso, certo un po’ meno... L’ho detto anche alla Regione, perché alla mia età la franchezza è d’obbligo".

Per le critiche invece non si è offeso?

"Ma ci mancherebbe, non arrossisco e non mi offendo dal 1964. Però ho ritenuto sbagliati ed eccessivi alcuni presupposti della critica".

Ci spieghi meglio.

"Se si premette che dove hanno vissuto e lavorato Giotto e Brunelleschi bisogna mettere artisti di valore simile, allora si ferma la città. E, mi lasci dire, per criticare bisognerebbe chiamare Vasari. Al contrario mi pare che in piazza della Signoria, più volte, siano state messe tante opere contemporanee, alcune imbarazzanti. Ma in fondo nell’arte è tutto soggettivo e opinabile".

Eppure siamo arrivati alle offese…

"Quelle non sono opinabili e vanno solo condannate. Il diritto di critica è sacrosanto e, ripeto, contribuisce alla fortuna di un’opera. Lasciamo perdere le offese e continuiamo con i battibecchi, ci si diverte un sacco".