ANTONIO PASSANESE
Cronaca

Mio babbo Artemio Franchi: "Il restyling dello stadio? Sarebbe stato d’accordo"

Il ricordo del figlio Francesco nell’anniversario della morte: "Da tifoso seguo la querelle dei lavori con ansia ma è la scelta migliore"

Francesco Franchi

Francesco Franchi

Firenze, 13 agosto 2024 – I lavori per consentire il rilascio della agibilità dello stadio Artemio Franchi sono in corso e dovranno procedere celermente e senza sosta visto l’imminente inizio del campionato calcistico. Ad oggi, infatti, l’impianto di Pier Luigi Nervi non è dotato di agibilità e non può essere in alcun modo usato per nessun evento. Ieri ricorrevano i 41 anni dalla morte di Artemio Franchi, che è stato il più grande e lungimirante dirigente sportivo italiano.

Nato a Firenze nel 1922, ma senese di origine, è stato presidente della Federcalcio e dell’Uefa e vicepresidente della Fifa. E nonostante i suoi impegni internazionali è sempre rimasto molto legato a Firenze. Per questo, nel 1991, l’allora amministrazione decise di intitolargli lo stadio del Campo di Marte. Francesco, il figlio, ne conserva un ricordo indelebile.

Francesco, chi era Artemio Franchi?

"Avevo 25 anni quando è scomparso. Ne ho un ricordo tenerissimo anche se ho iniziato a conoscerlo dai miei 17 anni perché era molto impegnato nel suo lavoro, e dunque le occasioni di incontro erano pochissime. Era un uomo straordinario, dotato di umorismo e ironia, ma soprattutto di una grande cultura".

Ci racconta un aneddoto su suo padre?

"Quello che mi piace ricordare di più riguarda la sua appartenenza alla Contrada della Torre, a Siena. Tutti erano sorpresi che un uomo dai molteplici incarichi internazionali si dedicasse a una passione così cittadina. Ma lui diceva: ’Il Palio è una cosa meravigliosa perché in Contrada siamo tutti uguali, perché mi riporta a una dimensione vera, viva e umana".

Tra 10 giorni bisognerà decidere sull’agibilità dello stadio intitolato al suo babbo, lei ha seguito la querelle sui lavori di restyling?

"Certo, da tifoso della Fiorentina non se ne può fare a meno. Ma in sincerità le confesso che la seguo con particolare ansia".

E cosa ne pensa?

"Io credo che la scelta migliore sia stata quella della ristrutturazione rispetto alla realizzazione di un nuovo impianto. Anche perché poi al vecchio stadio cosa sarebbe accaduto? Come sarebbe stato utilizzato?".

Ha avuto modo di vedere il progetto?

"Sì, e non mi dispiace. Certo, se si fosse trovata una soluzione alternativa più intelligente sarebbe stato meglio. Ma siamo il Paese dei campanili e sarebbe stato difficile far comprendere ai tifosi che la propria squadra avrebbe dovuto giocare fuori, chissà dove".

E l’opzione Padovani come la vede?

"Una soluzione possibile, resta da capire che capienza possa avere lo stadio di rugby e quali siano i costi. Ma poteva e può essere una strada da percorrere".

In ultimo Franchi, se suo padre fosse ancora qui tra noi cosa ne penserebbe del restyling dello stadio?

"Quello che posso dire è che era un convinto assertore dell’innovazione nell’impiantistica sportiva. Ricordo che lui e il giornalista Giordano Goggioli sfruttarono l’alluvione del 1966 per candidare Firenze alle Olimpiadi. Fu una cosa impossibile da fare ma questo permise alla città di ottenere dei fondi significativi per completare il Mandela Forum e altri impianti. Credo, che le amministrazioni comunali che si sono succedute avrebbero potuto fare qualcosa di più per lo sport".