REDAZIONE FIRENZE

Artigianato: "Noi aperti, ma senza mercato è dura"

Intervista con Chiara De Filippis, designer e produttrice di gioielli, con bottega nell'Oltrarno fiorentino. Che dice: è 'stato un anno difficilissimo, servono aiuti certi. All'amministrazione chiedo di occuparsi seriamente dell'artigianato'

Chiara De Filippis nel suo laboratorio in Oltrarno (Photo Emma Innocenti)

Chiara De Filippis nel suo laboratorio in Oltrarno (Photo Emma Innocenti)

Firenze, 18 marzo 2021 - Sono parte di quel mondo che dà lustro a Firenze e tengono alta una tradizione plurisecolare iscritta nel Dna stesso della nostra città. Eppure, in questa pandemia, sono stati quelli che hanno sofferto maggiormente a causa delle chiusure e del fatto che il mercato si è praticamente fermato a marzo scorso. Rimane la vendita on line, ma non tutti possono permettersi un posizionamento all'altezza della loro qualità. Spesso si tratta di piccole botteghe, con l'affitto e le bollette da pagare. Senza contare che bisogna vivere. Risultato: l'artigianato artistico fiorentino boccheggia, nella speranza che arrivino quanto prima tempi migliori. Ed una maggiore attenzione delle istituzioni. Anche perché molti di loro rischiano seriamente di chiudere bottega.  Chiara De Filippis è una giovane designer di gioielli che disegna e produce al suo bancone in un angolo di San Frediano, lontano dai riflettori, ma dentro le difficoltà di questa fase tanto inattesa, quanto pesante. 

Dopo un anno di pandemia che bilancio puoi fare riguardo al tuo lavoro? Molto negativo, purtroppo. Va considerato che io viaggio molto per eventi e fiere, in Italia e all'estero, e da Marzo 2020 ovviamente è tutto fermo. Quindi di conseguenza il mio lavoro ne ha risentito in maniera drammatica. " Reinventandosi", impostando ex novo l'organizzazione, non è facile, e non è detto lo si voglia. Aiuti dal governo o dagli enti locali? Ho ricevuto i primi bonus per i mesi di Marzo, Aprile, Maggio 2020, poi più nulla. Perché di fatto, noi abbiamo potuto continuare a lavorare nel senso che i nostri codici ATECO erano abilitati a rimanere in attività, ma il problema è che che con le restrizioni e il resto, il mercato si è di fatto fermato e siamo rimasti aperti per niente. Che situazione c'è in generale nel tuto settore? La situazione in genere è critica, poiché mancando gli eventi è difficile mandare avanti relazioni e affari esclusivamente online. Nell'artigianato artistico, in particolare, mi sento di poter affermare che la situazione è drammatica: un'impresa su tre rischia di chiudere nel 2021 Il tuo laboratorio è nell'Oltrarno fiorentino, che è proprio il 'posto' delle botteghe artigiane. Cosa vedi intorno a te? L'Oltrarno è un gioiello che andrebbe riportato all'antica splendore, essendo stato il fulcro fiorentino delle botteghe d'arte. Qualcuno resiste, come me, ma non c'è una buona rete, fruizione. Siamo ai margini del centro storico. E con la pandemia ovviamente tutto è peggiorato Cosa andrebbe fatto secondo te? C'è bisogno innanzitutto di ristori che non seguano la logica dei codici ateco, che, come detto, può essere fuorviante. Non basta rimanere aperti. Se tutto il resto è fermo e il mercato non gira, non serve a nulla. Cosa ti auguri per il futuro? Di poter tornare a viaggiare e riprendere gli eventi, gli incontri, gli scambi commerciali. In sicurezza, chiaramente. In conclusione cosa ti sentiresti di chiedere all'amministrazione? Rimettere al centro l'artigianato, il design di filiera corta che non può essere solo un bel discorso da tirar fuori quando serve. Esiste l'urgenza di un tavolo di lavoro e discussione che coinvolga concretamente le nostre attività - che animano i quartieri e i singoli rioni, ognuno caratteristico in modo differente - per poter dare una veste rinnovata a Firenze. Domenico Guarino