Il sistema dell’artigianato nel Chianti regge, seppur con una lieve flessione. Attualmente solo a Impruneta le imprese attive in totale sono 1.062, il 34% artigiane. Nell’ultimo anno sono rimaste sostanzialmente stabili. Vale anche per l’intera area del Chianti che conta oggi 6.771 aziende attive, di cui il 33% artigiano. I settori più rappresentati in questo dato assoluto sono il commercio (22% del totale delle imprese chiantigiane), l’agricoltura (16%), le costruzioni (15%) e il manifatturiero (12%). Il settore alloggio e ristorazione comprende il 6% delle imprese. "Siamo in linea con l’andamento del settore di tutta la provincia di Firenze", sottolinea Veronica Cei, presidente Cna Chianti che ha coordinato un talk organizzato dalla sua associazione col Comune di Impruneta sotto i loggiati del Pellegrino.
Partendo dal cotto, il prodotto artigianale storico e tipico del territorio, i vari attori del settore si sono riuniti per parlare del futuro dell’artigianato. "Per sostenerlo – dice Cei – c’è bisogno del contributo di tutti: politica, associazioni di categoria, agenzie formative, uffici di collocamento. Le imprese vogliono essere coinvolte nei cambiamenti che le riguardano direttamente, come per esempio nel passaggio alla Taric: dobbiamo capire se e come porterà dei vantaggi alle nostre imprese". Imprese che rischiano di chiudere sia per cali di fatturato che per tassazioni troppo elevate, oppure per mancato cambio generazionale: "Bisognerebbe rendere a costo zero la cessione delle aziende artigiane per preservarle dall’estinzione. Necessario anche rendere più facile la burocrazia per diventare aziende-bottega, nonchè invogliare i giovani a intraprendere questi mestieri grazie a corsi pratici, realistici in cui imparano anche l’autoimprenditorialità. L’artigianato è un’opportunità e va salvaguardato".
Manuela Plastina