Una grande croce dietro la quale mettersi in cammino. È quella che domani sarà in testa alla processione dalla Santissima Annunziata al Duomo che segnerà l’apertura diocesana del Giubileo ordinario 2025, Pellegrini di speranza. La croce, realizzata in occasione dell’Anno Santo del 2000, rimarrà poi esposta in Cattedrale, davanti all’ottagono, fino al termine del Giubileo 2025. Il ritrovo è alle 15,30, per poi partire alle 16 verso il Duomo. Dopo una breve sosta nello spazio fra il Battistero e la Cattedrale, anticamente chiamato il Paradiso, si entrerà in Santa Maria del Fiore per la celebrazione della messa alle 17, presieduta da monsignor Gherardo Gambelli, pastore della chiesa di Firenze dal 24 giugno scorso. È un segno in più di un momento particolare della chiesa cattolica universale, che arriva dieci anni dopo il Giubileo straordinario della Misericordia, il primo indetto da Papa Francesco. Non ci saranno, come allora, porte sante al di fuori della diocesi di Roma, così l’arcivescovo Gherardo ha indicato le chiese giubilari che, oltre alla Cattedrale, sono il Santuario della Santissima Annunziata, il Santuario di Santa Verdiana a Castelfiorentino, il Santuario di Santa Maria all’Impruneta e il Santuario di Santa Maria a Montesenario. "Oasi di spiritualità in cui vorremmo aiutare le persone a trovare un ristoro. “Pellegrini di speranza”, - ha osservato nei giorni scorsi l’arcivescovo - è una formula che mi piace. Le chiese saranno luoghi in cui ci sia sempre un prete presente per ascoltare". Aspetto non secondario: "Il report Caritas ci dice che una delle richieste più frequenti è quella di essere ascoltati. Un’attenzione particolare sarà per i carcerati".
Monsignor Gambelli ha parlato anche di "bella occasione per lasciarci trasformare dalla grazia di Dio. Non c’è libertà né uguaglianza senza fraternità, per questo uno degli aspetti fondamentali del Giubileo biblico era la remissione dei debiti. Ognuno di noi ha un debito, non solo di natura economica, da rimettere a qualcuno. Chi ha subito un torto, certamente deve essere tutelato nella sua ricerca di giustizia, ma bisogna imparare alla fine a saper perdonare, se vogliamo davvero costruire una società solida e sicura".