Stefano
Grifoni
Siamo arrivati alla fine dell’anno tra il rosso e l’arancione. Lo spirito del Natale ha agitato il nostro sonno. Non è stato un 25 dicembre come gli altri niente baci e nemmeno abbracci, cenoni e tombolate. Cancellata l’euforia e la gioia che si respirava nell’aria in questo periodo e che creava in noi uno stato di benessere e di gentilezza d’animo. Il rituale della ricorrenza, una cena un pranzo consumato in allegria con amici, ci faceva sentire più buoni e felici. Ora siamo tutti molto frustrati e nevrotici. In realtà ci si è accorti che stava arrivando Natale per le polemiche sull’orario della messa di mezzanotte anticipata a causa della pandemia e anche per gli spostamenti possibili o no utili per ricongiungersi ai familiari. Comunque il 25 dicembre è passato e in qualche modo lo abbiamo festeggiato. Qualcuno si è domandato se poteva essere spostata la data del Natale e molti si sono chiesti quando fosse nato veramente Gesù. Il dubbio è un esercizio per l’intelligenza che non serve a trovare la verità. Per rispondere a queste riflessioni occorre avere fede e non idee politiche. Unico dato positivo di feste passate così, è che siamo riusciti ad evitare parenti antipatici e di ritrovarsi con altri membri della famiglia sempre pronti a ricordarci i nostri sbagli. Ora aspettiamo la fine dell’anno sperando che molte cose possano cambiare. Pensate al virus : una mattina del nuovo anno sparisce e non avremo più l’incubo del contagio. Abbiamo capito che un cambiamento passa spesso attraverso un periodo di sofferenza. Tutti in questo anno abbiamo sofferto. Per guardare al nuovo occorre essere consapevoli della situazione che si sta vivendo accettarla ma volerla modificare. Ora ci sono i vaccini. Solo così è possibile perdere la paura ritrovare l’energia necessaria quella che ti fa fare progetti, fissare obbiettivi e ritrovare la serenità e la voglia di sorridere.