Firenze, 27 marzo 2024 – Sembra un mostro dormiente, l’Astor. I cancelli serrati con catene nuove di pacca, i pannelli di compensato ancora lucido dietro i vetri, i cartelli che avvisano che l’area è videosorvegliata e allarmata, ricordano lo sgombero e la tragedia di quel maledetto 10 giugno, quando le videocamere hanno ripreso la piccola Kata entrare senza più uscire.
Eppure gli inquirenti hanno scandagliato centimetro per centimetro l’ex hotel occupato e nell’interstizio tra i montanti del cancello il cortile porta ancora le ferite di quelle indagini: mattonelle divelte, pozzetti aperti, sacconi di rifiuti di cantiere, alla ricerca del corpicino della bimba, senza alcun esito, è ancora accesa una fiammella di speranza.
Il mostro è sigillato e incatenato, ma tra chi abita intorno la paura è che possa svegliarsi di nuovo. Dopo un’estate rovente di giornalisti cotti sull’asfalto bollente di via Boccherini, dopo che questo isolato al confine tra San Jacopino e Novoli è stato abbandonato da telecamere e penne, il timore che quelle catene siano facili da spezzare si fa sempre più pressante. Si mormora di una rinascita, ma ancora di lavori non c’è traccia.
"La situazione è molto più tranquilla ora, ogni tanto vediamo fare riprese per le tv, ma non si è più visto movimenti dentro, né di occupanti, né di tecnici", dicono da un’antistante attività commerciale.
Eppure assicura un gruppetto di vicini "l’Astor era la punta dell’iceberg. In questi palazzi contigui, che sono ex-Inpdap, ci sono ancora appartamenti occupati. Alcuni stranieri dall’albergo si trasferirono in questi, riconosciamo le loro facce.
E comunque tra gli occupanti delle case di via Boccherini-via Monteverdi e l’ex Astor c’è sempre stata relazione, saltavano il muro del cortile, era tutto un via vai".
"Sudicio in terra, cassonetti con la chiavetta rotti, balordi, spacciatori, prostituzione: la notte non si vive più – sbotta invece un residente di via Maragliano – Settimana prossima con la mia famiglia ci trasferiamo a Sesto, spendiamo la metà d’affitto e viviamo più tranquilli".
C’è anche chi difende la dignità di questa fetta di quartiere. "Smettete di raccontare questa zona come malfamata, io ci giro a tutte le ore: il caso Astor è stato grave, ma questa è una zona tranquilla, non va raccontata solo per la cronaca nera" ribatte un professionista che ha lo studio fianco albergo.
«Sono stati mesi di chiamate al 112 – dice un vicino di via Monteverdi che affaccia proprio sul ‘mostro’ – il giorno della scomparsa ricordo un forte litigio tra peruviani e rumeni e mi sentivo che sarebbe successo qualcosa. Ma mica è cambiato nulla, a parte lo sgombero: qui sono stati occupati due appartamenti al pianterreno, compreso quello comunicante con il forno dove c’era la stanza del buco e ci sono ancora brutti giri nelle cantine. Risfondare quelle porte è un attimo".