STEFANO BROGIONI
Cronaca

“Un falso nel certificato di Astori”, Galanti rischia un’altra condanna

Le conclusioni della procura: tre anni e quattro mesi all’ex direttore di medicina sportiva. La contestazione: l’esame venne chiuso un anno dopo il decesso del capitano viola, ma poi distrutto

Davide Astori, morì il 4 marzo del 2018 nella sua camera d’albergo alla vigilia di Udinese-Fiorentina. Aveva 31 anni

Davide Astori, morì il 4 marzo del 2018 nella sua camera d’albergo alla vigilia di Udinese-Fiorentina. Aveva 31 anni

Firenze, 1 febbraio 2025 – Caso Astori, una nuova richiesta di condanna per l’ex direttore di medicina sportiva di Careggi, Giorgio Galanti: il pm Antonino Nastasi ha chiesto una pena di tre anni e quattro mesi per l’accusa di aver falsificato lo strain, un esame che serve per accertare la contrattilità e la distensività del muscolo cardiaco a cui venne sottoposto il capitano viola nell’ultima visita medico sportiva prima della sua morte, avvenuta il 4 marzo del 2018 nell’albergo di Udine in cui la Fiorentina si trovava in ritiro.

Il pm ha chiesto la condanna pure per gli altri due imputati che, secondo l’accusa, avrebbero concorso con Galanti al presunto falso e conseguente distruzione del certificato “post datato“: tre anni per l’ex collaboratrice di Galanti, Loira Toncelli, e un anno e quattro mesi per il successore del medico pratese al vertice della medicina sportiva, Amedeo Modesti. Richieste a cui si sono accodate le parti civili, la famiglia Astori e la compagna Francesca Fioretti. Nella prossima udienza, il 31 marzo, si concluderanno le arringhe dei difensori, Sigfrido Fenyes per Galanti e Vincenzo De Franco per Toncelli. Alle accuse del pm, intanto, ha replicato ieri l’avvocato Mario Taddeucci Sassolini per conto di Modesti.

Galanti è già stato condannato sia in primo grado (abbreviato) che in appello, a un anno per il filone principale in cui gli viene contestato l’omicidio colposo per aver omesso di avviare quei controlli che, all’esito dei risultati dei test da sforzo, avrebbero permesso di scoprire la cardiomiopatia aritmogena che uccise il capitano viola. Il 4 marzo ultimo atto in Cassazione.

Questo secondo procedimento nacque proprio in seguito alle mosse difensive di Galanti nel primo: per comporre una memoria difensiva, l’ex direttore, andato nel frattempo in pensione, chiese alla medicina sportiva in cui aveva lavorato la “cartella Astori”. Cioè l’archivio di tutti gli esami a cui era stato sottoposto il calciatore nei suoi anni in viola. Lo “strain” , un esame non previsto dal protocollo medico sportivo ma effettuato per motivi scientifici, era rimasto ’aperto’ nel computer. Così, alla richiesta di Galanti, venne chiuso “in data anteriore o prossima al 10 aprile 2019”, come contesta la procura. Il lavoro fatto in due tempi ha prodotto un risultato marchiano: il certificato dello strain di Astori, effettuato il 10 luglio 2017 secondo quanto riportato nel documento stampato, portava però data e carta intestata di aprile 2019. Un anno più tardi del decesso del capitano della Fiorentina. In un’epoca in cui non c’era più Galanti a dirigere la struttura di Ponte Nuovo, ma Modesti, che al filone principale per il decesso Astori è estraneo. A medicina sportiva questa operazione provocò un trambusto “interno”. Il direttore Modesti avrebbe inteso distruggere questo documento ma esso arrivò ugualmente in procura.