STEFANO BROGIONI
Cronaca

Astori, il caso è chiuso. Ultima condanna al medico nel settimo anniversario

La Cassazione ha confermato la colpevolezza del professor Galanti. Firmò la sua idoneità. La sentenza nello stesso tragico giorno del 2018.

Davide Astori morì nel suo letto prima della gara Udinese-Fiorentina il 4 marzo 2018

Davide Astori morì nel suo letto prima della gara Udinese-Fiorentina il 4 marzo 2018

A esattamente sette anni dalla sua scomparsa, la morte di Davide Astori è un caso giudiziario chiuso. Perché proprio ieri, in un medesimo 4 marzo com’era quella mattina del 2018 in cui il capitano viola non si risvegliò prima di Udinese-Fiorentina, nella camera d’albergo in cui era in ritiro, la Cassazione ha pronunciato la parola fine.

Giorgio Galanti, 77 anni, pratese, l’ex direttore della medicina sportiva di Careggi che per ultimo certificò l’idoneità sportiva del calciatore, è stato condannato in via definitiva: un anno di reclusione (pena sospesa) per omicidio colposo. Cioè per non essersi accorto che i risultati degli esami del luglio 2016 e dell’estate successiva, a cui aveva sottoposto il calciatore, suggerivano di approfondire: investigare il cuore di Davide Astori davanti a quel "sospetto clinico motivato", anziché agire "in netto contrasto con le linee guida dello specifico settore e con le buone pratiche clinico assistenziali", avrebbe permesso di scoprire la cardiomiopatia aritmogena che, senza alcun segnale in precedenza, quella notte uccise un atleta di 31 anni, ma soprattutto un padre di famiglia.

E ieri, davanti ai giudici della Suprema Corte, c’era la compagna, Francesca Fioretti, mamma di Vittoria, la bimba che dal 2018, quando aveva poco più di due anni, non ha potuto più abbracciare il suo babbo; e pure i fratelli del calciatore. "Oggi per noi è un giorno speciale e vogliamo ricordare Davide con un sorriso", ha detto Bruno Astori.

La famiglia non si è mai persa un’udienza di questo percorso giudiziario, doloroso ma lineare. La condanna, pronunciata in abbreviato, scritta dal giudice Angelo Antonio Pezzuti, è arrivata dritta fino all’ultimo grado di giudizio. Hanno provato a scalfirla, prima in appello, e infine ieri mattina, senza riuscirvi, i difensori di Galanti, gli avvocati Sigfrido Fenyes e Tullio Padovani.

Citando anche il recente esempio del calciatore Bove, un "Astori fortunato" perché soccorso tempestivamente dopo il malore in campo, al contrario di Davide (che dormiva da solo nella sua camera dell’albergo Là di Moret di Udine), hanno provato a smontare il nesso di causa tra la visita medico-sportiva e il decesso.

"Proviamo amarezza, perché Galanti è un medico corretto e scrupoloso", il commento dell’avvocato Fenyes.

"Per un verso siamo soddisfatti per la vittoria - ribatte l’avvocato Alessio Mazzoli, legale di Francesca Fioretti - ma c’è anche il dolore nell’apprendere che Davide poteva essere vivo se solo fosse stata tenuta una condotta diversa".

Resterà aperta la partita dei risarcimenti (la sentenza ha disposto alcune provvisionali, un milione di euro complessivi, 490mila a Francesca e la figlia) e a breve si tornerà in aula per una costola del procedimento principale, per un presunto falso in un altro esame a cui venne sottoposto DA13, lo strain.