REDAZIONE FIRENZE

"Autisti da soli. Rischio non solo durante i carichi"

Matranga (Uil): "Bisogna rivedere il sistema". Conclusi i riconoscimenti, via libera ai funerali.

"Autisti da soli. Rischio non solo durante i carichi"

Autobotte semi distrutta dopo l’esplosione all’interno del deposito Eni di Calenzano. Domani un nuovo sopralluogo

di Stefano Brogioni

FIRENZE

"E’ giusto che si parli della tragedia avvenuta a Calenzano. Ma il rischio per chi guida un’autocisterna non è soltanto il carico. Anche negli impianti di scarico gli autisti fanno tutto da soli. Se un autista sviene, chi ferma l’erogazione?"

La riflessione è di Massimiliano Matranga, sindacalista della Uil che fino a qualche anno fa ha guidato anche le cisterne come quelle che, ogni giorno, più volte al giorno, entrano vuote ed escono piene dal deposito di via Erbosa. Lunedì scorso, invece, non ne sono usciti, invece, gli autisti Vincenzo Martinelli, 51 anni, Carmelo Corso, 57, Davide Baronti, 49 anni. Stesso destino dei manutentori della Sergen Franco Cirelli e Gerardo Pepe, 50 e 45 anni.

In queste ore, gli inquirenti si stanno concentrando (anche) sui piani di sicurezza, esterno ma soprattutto interno, predisposti dall’Eni per il deposito di Calenzano e già acquisiti dai carabinieri, ma per il sindacalista Uil la tragedia avvenuta in via Erbosa e che ha colpito questa "nicchia" della categoria degli autisti, deve essere lo spunto per rivedere l’intero sistema "dove il profitto non può soppiantare la sicurezza".

"In questo settore - aggiunge Matranga - c’è grande professionalità, gli autisti vengono formati ogni tre mesi dalla stessa Eni, chi sgarra viene cacciato. Ma l’autista è sempre da solo, quando carica, quando trasporta, quando scarica. E la sfera di rischio, quasi sempre, non è soltanto individuale".

Intanto, per la procura di Prato, si rende necessario affiancare ai propri consulenti esplosivisti anche un esperto di impiantistica strutturale per compiere accertamenti sul deposito Eni.

Ma domani mattina, al nuovo sopralluogo programmato, ci si concentrerà anche sulla baia 6, quella su cui erano programmati interventi di manutenzione per un problema di recupero vapori (mentre la baia 7 era interessata dalla riconversione al gasolio di ultima generazione) e da dove potrebbe essere partita l’esplosione. Un possibile innesco potrebbe essere stato un carrello usato dagli addetti. Ma questi lavori potevano essere fatti con il deposito in funzione? "Le delicate indagini in corso richiedono la massima riservatezza - si legge in una nota diffusa dal procuratore capo di Prato Luca Tescaroli -. L’ufficio è impegnato a svolgere le necessarie investigazioni per accertare prima possibile le eventuali responsabilità ove esistenti per fornire le necessarie risposte".

Intanto, sono terminati i riconoscimenti anche tramite dna. Con la restituzione delle salme alle famiglie, si potranno celebrare i funerali.