VINCENZO
Cronaca

Baby gang Interventi mirati di integrazione

Vincenzo

Scalia *

Sui mezzi di comunicazione negli ultimi tempi si sente parlare di baby gang, ovvero gruppi di adolescenti numerosi, violenti e organizzati che metterebbero in pericolo la nostra incolumità. Ne consegue la domanda di misure ’forti’ come arresti preventivi, detenzioni lunghe, una riforma del sistema giudiziario minorile, giudicato troppo lassista, in senso punitivo. E’ necessario perciò intendersi sulla natura del fenomeno. Le gang sono prevalentemente delle bande giovanili, una forma di aggregazione territoriale, basata sulla condivisione di simboli e di linguaggi, ovvero di una subcultura. In altre parole, il vestirsi in una certa maniera, l’uso di certe terminologie, la residenza in un quartiere più che un altro, la condivisione dell’origine sociale o etnica, rappresentano dei fattori di aggregazione. E’ proprio l’aggregazione, in funzione dell’espressione di un’identità, a costituire il tratto costitutivo delle gang. Che nella maggior parte dei casi è limitata temporalmente, terminando col raggiungimento dell’età adulta e l’assunzione di responsabilità familiari e lavorative. La violenza, verbale o fisica, rappresenta un elemento delle gangs, ma bisogna capirne il senso e la portata. Si tratta di una violenza di tipo espressivo, mirata ad affermare l’identità, per questo si manifesta con le risse di strada, gli atti di vandalismo, gli insulti, le provocazioni. Non ci si trova quindi di fronte ad organizzazioni criminali che mettono a repentaglio la sicurezza, ma piuttosto a quelli che una volta avremmo chiamato i ragazzacci. Da notare che l’aggregazione identitaria, la violenza espressiva, il bullismo, non riguardano solo i giovani delle periferie, ma anche quelli delle classi sociali più abbienti. Solo che l’attenzione selettiva delle forze dell’ordine si concentra sui gruppi marginali. Non si tratta perciò di attuare misure contenitive, bensì di realizzare quegli interventi in grado di canalizzare la crescita degli adolescenti e la loro integrazione dentro la società.

* docente Sociologia UniFi