Canè
L’unica "consolazione" è che non ci sono né esclusi, né privilegiati.
Il rapporto della Fondazione Caponnetto fa paura. E lancia un allarme che non può restare inascoltato: 40/50 gang che imperversano in tutti i quartieri senza grandi squilibri tra l’una e l’altra zona della città, disegnano un quadro a tinte fosche che è andato crescendo dopo il Covid, proprio come una epidemia: per la quale, evidentemente, non è stato trovato un vaccino, ammesso che lo si sia cercato. Certo, non si può puntare il dito solo contro l’immigrazione visto che anche gli italiani fanno parte (minoritaria) di questo gioco sporco, ma non si può nemmeno far finta di niente di fronte alla realtà di zone divise tra etnie, ognuna con una sua specialità criminale. Quello che succede in questi giorni a Milano, insomma, può succedere in ogni momento anche a Firenze.
Perché le "pandillas" latino americane che qui hanno base operativa tra il Quartiere 1 e Novoli sono le stesse di via Padova: spietate. E poi, sparsi, nordafricani, albanesi, persino gli insospettabili cinesi. Intendiamoci, non è che nel frattempo le forze dell’ordine sono state a guardare di fronte ad aggressioni, bullismo, rapine a spaccate. Questo crescendo dimostra solo che bisogna fare di più. Che occorre integrare, accogliere, ma in parallelo reprimere, senza sconti ideologici, clandestinità e criminalità. Seguendo un unico filo conduttore: il rispetto dei codici, che vale per tutti, italiani, stranieri, bianchi, neri. Perché una rapina resta una rapina, e il rapinatore va preso e condannato. Stop. Come un alloggio occupato va sgomberato. Subito. Se per liberare l’ex Astor c’è voluta Kata, e per lo stabile di via Bardelli sono passati 13 anni (!), significa che l’illegalità paga. Che altri possono sentirsi autorizzati, come succede troppo spesso, a occupare altri Astor e via Bardelli. Che la legge, in molti casi, non abita più qui.