ILARIA ULVELLI
Cronaca

Badanti non vaccinate: sos delle famiglie. Scoppia il caso con l’obbligo di green pass

"C’è molta paura e disinformazione tra le straniere". La Società della salute disponibile a organizzare momenti di approfondimento

In fila per il vaccino

Firenze, 4 ottobre 2021 Un piccolo centro d’ascolto, un aiuto grande per tantissimi stranieri che cercano lavoro e molte famiglie in difficoltà: anche se non ha riaperto i battenti in presenza, alla parrocchia dei Santi fiorentini in via Centostelle, due operatrici sono sempre attive e pronte a dare una mano. Nei due mesi estivi hanno ricevuto più di duemila telefonate con richieste d’aiuto dalle famiglie in difficoltà nell’assistenza agli anziani. E’ da qui, da un osservatorio minuscolo – ma attento – che arriva il primo sos, il campanello d’allarme su un problema che rischia di diventare gigantesco per gli anziani e per le loro famiglie: tanti, troppi badanti ancora non si sono vaccinati. Non hanno fatto neppure la prima iniezione nel giorno in cui nelle Rsa per operatori e ospiti parte la vaccinazione con la terza dose ‘booster’ di rinforzo. Perché gli anziani devono essere protetti, sono loro che hanno pagato il prezzo più alto di questa pandemia. Sono loro quelli che ancora rischiano di più. E perciò è inaccettabile che siano ammesse vicino a loro persone che non sono protette: sarebbero una minaccia continua. Tra dieci giorni scatterà l’obbligo di green pass: i datori di lavoro dovranno controllare. Le famiglie hanno cominciato a chiedere con esiti non troppo rassicuranti. Difficilissimo risalire alle percentuali di vaccinazione. A numeri precisi. Si va a sensazione. Non tutti i badanti sono regolari e non tutti lavorano con un contratto. Cosa che affievolisce il volume ai timori dei datori di lavoro, in questo caso le famiglie. Ma il problema emerge comunque: "Ci sono badanti che dicono di non volersi vaccinare per paura degli effetti collaterali, altri perché sono disinformati", dice una delle volontarie del centro, Manuela Pistocchi Curandai. Molti fanno parte di comunità di stranieri dove le informazioni filtrano con lentezza, le paure vengono ingigantite dal sentito dire e da ciò che viene letto su internet, pescando chissà dove. E così si innesca il cortocircuito di chi preferisce fare i tamponi piuttosto che vaccinarsi pur di avere il green pass per continuare a lavorare. Ma c’è anche un altro fenomeno: qualcuno preferisce addirittura perdere il lavoro se non troverà una famiglia disposta ad accoglierlo senza vaccino. «Le famiglie stanno cominciando ora ad accorgersi del problema – spiega Pistocchi Curandai – Mentre i badanti ci raccontano che c’è una brutta situazione, temono di perdere l’impiego. Alcuni preferiscono lavorare a ore piuttosto che avere il posto fisso. Ma hanno resistenze a vaccinarsi: con la famiglia lontana, fanno riferimento a quella, temono di sentirsi male e di non avere qualcuno che pensi a loro. Ma soprattutto sono molto disinformati". Per questo ci sarebbe bisogno, come è stato fatto per i senza fissa dimora, di organizzare momenti di confronto e sensibilizzazione. Occasioni in cui i badanti vengano informati e rassicurati sugli effetti del vaccino. "Noi come Società della salute siamo disponibili a organizzare gli incontri per informare chi ha paura e per far capire l’importanza della vaccinazione che è l’unico modo per uscire dalla pandemia", spiega l’assessora a Palazzo Vecchio a Welfare e sanità, Sara Funaro. "Chi sta a contatto con gli anziani deve essere vaccinato – dice Funaro – Dove ci sono ancora timori possiamo intervenire con approfondimenti. Ma il 15 ottobre scatta l’obbligo di green pass, le regole vanno rispettate. Sul tema della salute non si scherza e gli anziani devono essere tutelati". Anche l’assessora regionale alle Politiche sociali, Serena Spinelli, dà la disponibilità a collaborare con gli enti locali. "Crediamo nell’obbligo vaccinale per le persone che lavorano nell’assistenza", incalza Spinelli. "Non abbiamo ancora ricevuto segnalazioni in merito, ma approfondiremo il tema".