REDAZIONE FIRENZE

Badia, da frazione a centro d’arte. L’antica abbazia vicina alla rinascita

Prosegue l’intervento di riqualificazione della struttura. Trovati numerosi reperti archeologici durante i lavori

L’interno dell’Abbazia di Badia a Settimo al centro di un intervento di riqualificazione

L’interno dell’Abbazia di Badia a Settimo al centro di un intervento di riqualificazione

Lentamente, ma con fascino, rinasce l’Abbazia di Settimo. In questo week end di visite straordinarie i visitatori hanno potuto apprezzare non solo la progressione dei lavori, diretti da Marco Simoncini, ma anche il fascino delle scoperte archeologiche che il team di archeologi della Soprintendenza sta portando alla luce. Durante i restauri in corso sostenuti dall’imprenditore Paolo Nocentini, patron della Savino Del Bene, sono stati fatti importanti ritrovamenti archeologici utili alla ricostruzione della storia millenaria dell’Abbazia.

Il complesso intervento di recupero, cominciato nel 2020, ha avuto un importante slancio grazie all’arrivo alla guida della Soprintendenza di Firenze di Antonella Ranaldi, già artefice a Milano del grande progetto di recupero dell’anfiteatro romano, e alla stretta collaborazione di Gabriele Nannetti, Soprintendente a Siena, tra i maggiori esperti del complesso abbaziale di Settimo di cui ha seguito il restauro della parte parrocchiale nei primi anni del 2000. Per la visita di stamani 9,30 – 12,30 ci sono ancora posti disponibili; sicuramente un luogo incantato con una storia incredibile per anni sepolta e riportata alla luce grazie alla determinazione del parroco, don Carlo Maurizi e all’intervento economico di Nocentini che ha acquisito la parte privata dopo anni di attese e di promesse mancate da parte delle istituzioni. Luogo chiave nella Firenze medievale e rinascimentale l’Abbazia di Settimo, risalente al X secolo, costituisce la più importante testimonianza di architettura monastica cistercense del territorio. Difesa originariamente da imponenti mura e fossati, l’abbazia custodisce al suo interno ambienti ancora da indagare rimasti per secoli sepolti sotto il fango delle grandi alluvioni dell’Arno che sconvolsero la piana fiorentina.

Le tante scoperte fatte recentemente incoraggiano a proseguire l’importante recupero di questo straordinario monumento che sta lentamente riemergendo dall’oblio che anni di abbandono e degrado l’avevano relegato. Il progetto di recupero è imponente, gli operai e gli archeologi lavorano gomito a gomito. Si tratta di rimuovere secoli di sedimento alluvionale per ritrovare il pavimento originale dell’abbazia, che in alcuni casi si trova quasi a due metri da quello attuale. In mezzo a questo fango, portato dall’Arno durante le sue piene, si trovano beni di inestimabile valore, un tesoro tutto da scoprire, che si unisce al tesoro già scoperto, ovvero l’abbazia, che tornerà a vivere dopo tanto degrado.

Fabrizio Morviducci