Firenze, 14 giugno 2023 – I bambini, in una storia dove qualche adulto non sembra dire tutto, potrebbero essere fondamentali per le indagini. Per confermare o escludere le ipotesi che da sabato scorso si susseguono e si sovrappongono, in merito alla scomparsa della piccola Kataleya Mia Alvarez. Cinque anni, una magliettina bianca e dei pantaloni rosa, nessuna colpa sulla sua coscienza bambina.
Un testimone, su cui sta lavorando la procura, dice di averla vista resistere, senza riuscirci, a un adulto che la strattonava via dal cortile dell’hotel Astor occupato, sabato scorso. E da sabato, e forse da quell’episodio, della piccola Kata non c’è più traccia.
A quattro giorni di distanza, il mistero s’infittisce. E con il tempo che passa non crescono le speranze per un lieto fine. Però, ieri, grazie anche alle testimonianze dei bambini dell’Astor, l’indagine sembra aver imboccato una strada che finora non c’era e che porta nel retro della struttura, lontano dalle telecamere di via Boccherini.
Il pm Christine Von Borries ne ha sentiti almeno due, di minori dell’Astor: il fratello maggiore di Kata, otto anni (ascoltato in procura assieme allo zio Abel), e l’amichetta che sabato stava giocando con la piccola scomparsa.
Per lei, il magistrato è tornato per l’ennesima volta, nel tardo pomeriggio, all’albergo occupato, casa di Kata e della sua famiglia. Con accanto una psicologa, hanno ricostruito la giornata di sabato, i giochi di quella giornata e il momento della separazione per un litigio.
La bimba è stata accompagnata anche fuori dal perimetro dell’immobile, dove ora si ipotizza possa essere la via di fuga meno battuta. Forse, i bambini giocavano anche lì, scavalcando un muretto che delimita la proprietà dell’ex struttura ricettiva.
La coetanea, del resto, sarebbe l’ultima ad aver visto Kata. Almeno prima della “supertestimonianza“ che dà forza all’ipotesi di reato con cui è stato aperto il fascicolo: sequestro di persona a scopo di estorsione. All’audizione dei giovanissimi dell’Astor, sono state affiancate le perquisizioni dei palazzi confinanti.
La maxi ispezione ha dato nell’occhio, richiamando in via Boccherini, oltre alle telecamere, una folla di curiosi. Residenti e commercianti hanno assistito all’arrivo di una fila di auto piene di carabinieri e dei vigili del fuoco.
Più di venti militari hanno setacciato appartamenti, garage, scantinati. I pompieri hanno sfondato una porta (ci sono altri appartamenti occupati in quella zona), hanno aperto un’auto e perlustrato i pozzi neri, alzando le saracinesche dei box e verificando ogni angolo.
La mamma di Kata, dopo avere ingerito candeggina lunedì sera, al termine della giornata in cui è stata sentita in procura, è ancora in ospedale.
Il papà, anche lui disperato da avere tentato il suicidio, è in carcere, in custodia cautelare dopo una condanna a due anni per furto e utilizzo di carte di credito rubate. Tra i parenti però nonostante queste ore tremende c’è un po’ di ottimismo: "Abbiamo una speranza in più, non posso dire che cosa, ma noi abbiamo questa fede", ha detto Elisa Suarez, zia della bimba scomparsa.
Fede che non manca alla comunità di peruviani. Cortei e preghiere sono il modo dei connazionali di stare vicino a questa famiglia. Anche se, in questa vicenda, non tutto pare chiaro.