Firenze, 23 giugno 2023 – Sono passati tredici giorni, ma è sempre a sabato 10 giugno che si torna. In quella manciata di minuti - 32 per l’esattezza - in cui la piccola Kata sembra venire inghiottita nei meandri dell’hotel Astor. E oggi, non c’è traccia di lei dentro, ma non si trova neanche da dove sia uscita. E come.
La scansione secondo dopo secondo dell’ultimo pomeriggio della bambina di origini peruviana, è una delle attività principali del superpool investigativo messo in piedi dalla Dda di Firenze, per quello che sta diventando sempre più un caso, non soltanto mediatico. Una ricostruzione che s’interfaccia con le immagini a disposizioni (poche, finora), con l’incessante e massiccia ricerche di nuove, e il raffronto con le dichiarazioni dei testimoni.
Non tutto fila. Anche le dichiarazioni della mamma di Kata, Katherine, non sono state sempre lineari. Rispetto alla denuncia, presentata alle 20.30 (quasi cinque ore dopo il suo arrivo all’hotel occupato) alla stazione dei carabinieri di Santa Maria Novella, la donna ha integrato alcuni punti.
Ad esempio: Katherine rientra all’Astor alle 15.45, ma l’allarme non parte subito, particolare non contenuto nella primissima denuncia. Suo fratello, a cui è stata “affidata“ assieme al figlio più grande, le dice che probabilmente i due nipotini sono usciti insieme per andare al campo di calcetto. Ma quando il ragazzino torna, e la sorellina non è con lui, iniziano le ricerche.
La mamma avrebbe fatto il giro delle stanze dell’Astor, entrando anche in quelle dei “rivali“ con cui c’erano state discussioni (ad esempio quella dell’ecuadoregno che il 28 maggio volò dalla finestra) senza trovare Kata. Alle 16.45 c’è una "breve telefonata" al 112 con la quale la donna fa sapere di non trovare sua figlia.
Poi, secondo quanto riferiscono i suoi avvocati, sarebbe uscita e avrebbe fatto il giro di un paio di caserme dove però non prendono le denunce, fino ad arrivare alle 20.30 di fronte alla stazione, dove la scomparsa di Kata è stata formalizzata. Con tanto di indicazione di sospetti nei confronti di una componente della famiglia peruviana con cui c’erano stati i litigi "perché volevano occupare le stanze che occupiamo noi".
Katherine ha detto anche di temere che sua figlia "possa essere in pericolo".
Di sicuro, Kata non è andata fuori con il fratello e gli altri bambini perché c’è l’immagine di una telecamera che punta sul cancello di via Boccherini dell’Astor che la inquadra alle 15.01 mentre rientra dopo essere uscita per qualche secondo. Una successiva immagine - anch’essa di una telecamera privata di via Boccherini - la inquadra mentre sale e scende le scale dell’albergo occupato tra le 15.12 e le 15.13. Poi più nulla. Nonostante le finestre della camera dello zio affaccino proprio su quel cortile dove un testimone ha parlato di aver visto un adulto afferrarla contro la sua volontà.
Chi era quell’adulto? Era un estraneo o uno dei cento occupanti dell’Astor? E se l’ha afferrata, dove l’ha portata?
Kata non è uscita dal cancello, altrimenti ci sarebbero le immagini. E se il rapitore non ha usato quel passaggio, è un segno che conosceva l’immobile e ha usato un’altra via. Per questo, il superpool ha dato il via ad un accertamento che conta sulle memorie preventivamente “congelate“ delle oltre 1400 telecamere di "Firenze Sicura". E’ lì dentro che, con un modernissimo metodo di ricerca, si vuole scovare la bambina ma anche soggetti che trascinano valigie, borsoni, sacchi. A partire dalle 15.13 di sabato dieci giugno intorno a via Maragliano/Boccherini e poi se necessario, con il metodo dei cerchi concentrici, anche più distante. Ieri, intanto, l’ex Ris Garofano, consulente della famiglia, è tornato a Firenze: ha parlato con i genitori di Kata, anche separatamente.