di Stefano Brogioni
Kata esce dal cancello di via Boccherini assieme agli altri bambini che, con il pallone in mano, si avviano verso il campo di calcetto. Lei, la più piccina, parla un po’ con il fratello e torna indietro, rientrando dentro il perimetro di casa sua, l’ex hotel Astor occupato. Sono le 15.01 di sabato scorso e sono le ultime immagini della bimba di cinque anni scomparsa.
I carabinieri, che indagano per sequestro di persona a scopo di estorsione, hanno acquisito le immagini di molte telecamere del quartiere intorno all’edificio da dove, ormai da cinque giorni, sono partite ricerche e indagini, coordinate dalla Dda. Al punto in cui gli investigatori sono giunti, si continua a escludere che Kataleya Mia Alvarez Chicllo possa essere uscita da quel cancello, da sola o con qualcuno. Per di più adesso, che quel velo di omertà che sembra aver accompagnato le prime ore degli accertamenti, comincia a squarciarsi. I testimoni sarebbero due: un adulto e, tramite il padre, una bambina di tre anni. Entrambi hanno detto di aver visto Kata venire afferrata contro la sua volontà da un adulto, sul cortile dell’Astor. E da quel cortile c’è il modo di uscire anche senza varcare la porta su cui puntano le due telecamere. La nuova via di fuga porterebbe a una base, vicinissima all’ex albergo occupato, dove, secondo una ipotesi investigativa, la piccina potrebbe essere stata tenuta, forse anche per una notte. Si tratta degli immobili dove nel concitato pomeriggio di martedì, vigili del fuoco e carabinieri hanno cercato tracce della bimba.
Finora senza esito, ma non si escludono sviluppi. Le indagini sembrano infatti aver imboccato una corsia preferenziale: è quella della faida interna all’occupazione, una vera e propria guerra che si inserisce in un racket con tanto di prezzario (1.200 euro per una stanza con bagno, 800 per una senza) che vedrebbe contrapposti tre clan. Due di peruviani, e la famiglia di Kata farebbe parte di uno di questi, e uno di rumeni. La conferma arriva dal procuratore della Dda Luca Tescaroli che chiede minore pressione mediatica per evitare che chi vuole parlare non si tiri indietro "considerando che siamo in un contesto di criminalità organizzata per il controllo del racket della struttura e la bambina ricade in una delle fazioni contrapposte". Anche con i rumeni, mesi fa, avrebbe avuto un violento alterco il padre di Kata, Miguel Angel Romero Chicclo. L’uomo, che domenica aveva bevuto del detersivo, è stato scarcerato per decisione della corte d’appello e ieri è tornato all’Astor. I carabinieri hanno subito acquisito la sua testimonianza, concentrandosi proprio sui suoi rapporti dentro e fuori l’hotel occupata. E ieri sera l’uomo si è sfogato parlando con i giornalisti, a margine del corteo organizzato dalla comunità peruviana nel quartiere di San Jacopino: "L’hanno rapita, è stato pianificato tutto. Sanno cosa hanno fatto, loro". Anche se poi ha escluso la vendetta o una punizione per la sua famiglia: "Non ho debito né problemi con qualcuno".
Anche la moglie, Katherine Alvarez Vasquez, è tornata nella sua stanza occupata dopo essere stata dimessa da Careggi per l’assunzione di una piccola dose di candeggina. Quella del racket non è comunque l’unica pista battuta. Il fratellino di Kata ha parlato di un uomo con i palloncini che avrebbe gironzolato sabato intorno all’hotel. L’ipotesi di un orco, legato alla pedofilia, non viene scartata a priori.