Bancarotta ‘Ste’, Verdini fa ricorso. L’ultima carta per abbassare la pena

A novembre di nuovo in Cassazione per revisionare la condanna per il fallimento della casa editrice. Ma il tentativo ‘gemello’ dell’ex deputato Parisi è già stato bocciato dai giudici della Suprema Corte.

di Stefano Brogioni

FIRENZE

Un ricorso straordinario per Cassazione contro la sentenza della Cassazione. Non è un gioco di parole ma l’ultimo tentativo di Denis Verdini, 73 anni, per mitigare il cumulo di pena (che si esaurirà nel 2032) che sta scontando in detenzione domiciliare nella sua villa di Pian di Giullari.

Oggetto del ricorso è la condanna per la bancarotta della “Ste“, l’ultima in ordine cronologico collezionata dall’ex braccio destro di Silvio Berlusconi.

A novembre, i legali di Verdini saranno dinanzi alla Suprema Corte per sostenere che quella della società che editava “Il Giornale della Toscana“, dorso locale del quotidiano fondato da Montanelli, fu una bancarotta "riparata", in quanto l’imputato ha restituito il debito che la Ste aveva accumulato nei confronti del Credito Fiorentino, la “banchina“ di cui è stato presidente lo stesso Verdini per più di vent’anni.

Secondo la difesa dell’ex senatore di Ala, gli Ermellini sarebbero caduti nell’errore di non vedere la “riparazione“ e nemmeno nel considerare la fattispecie, prevista dal codice penale, di bancarotta “preferenziale“, visto che, tra i creditori Ste, era stata privilegiata appunto la banca.

"La ‘riparazione’ deve essere integrale e in favore dell’intera massa creditoria: solo se presenta tali requisiti, risulta idonea ad annullare la portata pregiudizievole della precedente condotta distrattiva", hanno invece sostenuto i giudici nella sentenza che viene contestata. Ma per Verdini non ci sono buone notizie all’orizzonte.

Perché un ricorso straordinario “gemello“, presentato da un altro politico condannato (a una pena di cinque anni) per la bancarotta Ste, l’ex deputato Massimo Parisi, è stato già bocciato.

Nonostante il legale di Parisi, l’avvocato Valerio Spigarelli di Roma, avessero evidenziato che la distrazione contestata di 2,6 milioni di euro era stata ripianata ed erano stati saldati, alla fine dell’esercizio 2012, ulteriori debiti della Ste per 1,8 milioni.

Ma per la Cassazione, le doglianze del ricorso straordinario a lei pervenuto "si sostanziano in rilievi che, con tutta evidenza, segnalano presunti errori che non si identificano in una fuorviata rappresentazione percettiva, con la conseguenza che le relative decisioni hanno comunque avuto contenuto valutativo".