
Il libraio delle Cure Marco
La multa dell’11 febbraio è stata stralciata. Il ’libraio’ delle Cure Marco, come svelato ieri da La Nazione, ha vinto la sua battaglia e non dovrà sborsare il salasso formato multa da 5mila euro. Eppure, nel day after, la politica continua a parlare della vicenda.
Lo fa Palazzo Vecchio. Scoppiato il caso, che sapeva di cortocircuito, congiuntamente gli assessori Giorgio e Paulesu avevano parlato di "atto dovuto da parte della polizia municipale". Niente di personale, quindi, specificando a scanso di equivoci che "la legge vale per tutti" e che "non ci poteva essere nessun ritiro della sanzione in autotutela". Fatta salva, però, la possibilità per il 39enne ex cameriere senza fissa dimora di ricorrere al giudice di pace. Avanti veloce, il lieto fine è arrivato perché il Comune ha accolto l’istanza di Marco revocando la sanzione pecuniaria.
"Nella relazione prodotta dalla Polizia Municipale - spiega ora l’assessore alla Municipale Giorgio - è stato infatti evidenziato come l’operato degli agenti, che hanno elevato una sanzione per la violazione della legge regionale relativa alla vendita su area pubblica, sia stato corretto e un atto dovuto. Ma è stato sostenuto anche che la normativa prevede che, in sede di ricorso alla luce di quanto sostenuto dal ricorrente, debba essere fatta anche una indagine sulla cosiddetta “colpevolezza”, ovvero si debba valutare se l’illecito amministrativo sia stato commesso con la necessaria consapevolezza.
Non spetta agli agenti giudicare questo aspetto e quindi non possono far altro che prendere atto del comportamento illecito, come hanno fatto. Ma durante questo approfondimento è stato considerata la particolare situazione di Marco: si tratta di una persona estremamente fragile che può non aver compreso di commettere una illegalità ritenendo anzi il suo comportamento meritorio".
Non è d’accordo la pasionaria di Firenze Democratica Cecilia Del Re, tra le prime a segnalare il caso: "La multa di Marco è stata annullata. Non da un giudice, ma dal Comune. Esattamente come avevamo chiesto noi. Non si trattava, dunque, di un “atto dovuto”, come più volte ripetuto dalla giunta. Ma di un atto illegittimo, che è stato giustamente rimosso dagli uffici dopo aver riscontrato questa dissonanza di atti in seno all’amministrazione. A chi, in queste settimane, ha parlato di “vicenda strumentalizzata”, rispondiamo che tutto è bene quel che finisce bene. E che far sentire la voce di chi non ha voce e strumenti per difendersi corrisponde anche a ciò per cui siamo stati eletti".