La vicenda Bekaert resta una ferita aperta per il Valdarno. Anche se l’ex sito industriale in terra reggellese è stato acquistato dalla Ge Group per realizzarvi un progetto di economia circolare denominato HGV, nessuno dimentica quei 318 posti di lavoro persi da un giorno all’altro. E anche se quasi tutti gli ex operai dello stabilimento che produceva corde metalliche per pneumatici, hanno trovato una collocazione lavorativa (una ventina quelli ancora inoccupati, di cui alcuni in attesa di pensione), i sindacati confederali non dimenticano e vogliono promesse precise sul ripristino dei livelli occupazionali. Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil hanno invitato il 23 maggio al centro sociale il Giardino tutti i 6 candidati sindaco di Figline e Incisa. "Vogliamo sapere la loro posizione sulla questione Bekaert e sul futuro occupazionale del territorio" anticipa Massimiliano Rossi, funzionario Fiom per il Valdarno nonché ex dipendente dell’azienda chiusa improvvisamente il 22 giugno 2018. "Fu terribile – ricorda -. Solo 4 giorni prima, il 18 giugno, abbiamo ricevuto 214 euro di premio di produttività. Il 22 pomeriggio la doccia fredda: "Si chiude". In 318 siamo rimasti all’improvviso senza lavoro e senza stipendio, all’inizio anche senza la possibilità della cassa integrazione, poi recuperata grazie al lavoro sindacale". Proprio grazie a un accordo coi sindacati, sottolinea Rossi, "in 60, me incluso, siamo entrati a tempo indeterminato alla Laika a San Casciano. Ancora ci siamo in 48, visto che qualcuno ha trovato posto più vicino casa, qualcuno è andato in pensione".
Se il progetto della GE Group è stato presentato nel dettaglio, "ancora siamo alla fase di smantellamento, oltre a non averci risposto alla richiesta di firmare un accordo per il ripristino dei 318 posti persi dalla precedente azienda" affinché il saldo dei lavoratori torni ad essere in pari. Non solo Bekaert, ricorda il rappresentante Fiom: "Altre grosse aziende nel Valdarno fiorentino e aretino non hanno rinnovati contratti a termine e interinali". La ferita è aperta, ribadisce Rossi, e sanguina "ogni volta che passo sotto la Bekaert: la rivedo piena di vita, in attività, con gli operai che entravano e uscivano come quando ci lavoravo io". Ora, dice, "c’è bisogno di un intervento forte istituzionale e vogliamo sapere da chi vuole governarci cosa intende fare".