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Una vecchia Beretta abbandonata. E scatta subito l'ombra del Mostro

E’ stata ritrovata lungo la Firenze-Siena, all’altezza di Tavarnelle: consegnata alla Scientifica per le analisi Calibro 22, è un modello compatibile con quello mai ritrovato. Ma il numero di matricola è illeggibile

Una Beretta calibro 22 serie 70: è questa l’arma, mai ritrovata, del mostro di Firenze

Firenze, 31 gennaio 2020 -  E’ spuntata dalle erbacce, vicino allo svincolo di Tavarnelle della Firenze-Siena. Vecchia, arrugginita. E con il caricatore inserito. Un’ulteriore pennellata di giallo, su una storia, quella dei delitti del mostro di Firenze, che non sembra avere fine. Stavolta, è il caso a consegnare al pubblico ministero Luca Turco un altro elemento su cui indagare: una Beretta calibro 22, serie 70, la stessa pistola che le perizie indicano come quella che ha ucciso, tra il 1968 e il 1985, sedici giovani. Otto delitti su cui la magistratura, a distanza di più di 50 anni, indaga ancora. Alcuni di questi, poi, sono avvenuti proprio a poche centinaia di metri da dove, giorni fa, un addetto alla manutenzione della superstrada, intento a tagliare l’erba ai bordi della carreggiata, si è imbattutto in quell’arma abbandonata, perduta, forse gettata via.

Sul posto è arrivata la polizia stradale, che ha subito informato la procura. La pistola è adesso in mano alla polizia scientifica. Proveranno a pulirla dalla ruggine, e poi a farla sparare. Il modello, il 76, è compatibile con quello adoperato dal killer negli omicidi. Non è ancora chiaro l’anno di produzione, perché il numero di matricola, al momento del ritrovamento, era illeggibile. La pistola di Tavarnelle si aggiunge a un’altra arma avvolta nel mistero. E’ la Beretta che nell’estate del 2016 è stata ritrovata nel torrente Ensa, in località Madonna dei tre fiumi. La perizia balistica a cui è stata sottoposta da Paride Minervini non può chiarire il giallo: quell’arma, a canna corta, che nel caricatore aveva pure gli stessi proiettili Winchester H con cui sono stati firmati tutti gli omicidi, ha il percussore limato.

Un’operazione che non è figlia dell’usura, ma dell’intento di "cambiare i connotati" alla pistola, renderla irriconoscibile. Dagli accertamenti svolti con la fabbrica, ubicata a Gardone Val Trompia, quella pistola, modello 71, numero di serie F18325, risulta essere stata costruita nel dicembre del 1967, ma uscita dai magazzini della Beretta nel gennaio del 1970. La acquistò un’armeria di Firenze, la "Casani Nazareno", con sede in via Gian Paolo Orsini prima, e in via di Ripoli poi. Purtroppo, per la distruzione dei registri, non è stato possibile ricstruire a chi sia appartenuta. La data di uscita dalla fabbrica fa escludere agli inquirenti le possibilità che ssa sia l’arma dei delitti, visto che sarebbe stata ancora in fabbrica quando la pistola del mostro uccise nell’estate del 1968 a Signa. Tuttavia, sotto il profilo balistico, il perito Minervini non ha potuto escludere la compatibilità con i bossoli repertati. C’è infine l’aspetto suggestivo: le due pistole del mistero provengono dalle due zone "battute" dal mostro, la Val di Pesa e il Mugello.

Stefano Brogioni

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