
Chiamato fra i cardinali senza essere mai stato vescovo, il sacerdote albanese adottato da Firenze. È stato perseguitato dal regime per 28 anni e adesso che ne ha 96 continua il suo apostolato.
"Meno male che ci sei tu, fratello, che fai chiasso e scuoti la chiesa". Il loro era un rapporto così, aperto e cordiale. Quella fra il Papa delle periferie, esistenziali e materiali, e il cardinale Ernest Simoni, definito da Francesco durante un’udienza generale "un martire vivente che a 95 anni continua a lavorare per la Chiesa", era amicizia, vera, profonda. Si fa fatica a definirla altrimenti. Ora che di anni ne ha 96, Ernest Simoni, vestito della porpora senza essere stato prima vescovo, sacerdote perseguitato dal regime comunista albanese, è un figlio di Firenze, dove vive dal 2016, e sabato insieme all’arcivescovo Gherardo sarà in San Pietro ai funerali del pontefice, che in Albania rimase commosso fino alle lacrime nel suo primo incontro con don Ernest.
"Non smetterò mai di ringraziare con tutto il cuore Papa Francesco; preghiamo per il Santo Padre affinché il Signore accolga la sua anima": dice l’anziano prelato prima di prepararsi a partire per il Vaticano, dove parteciperà alle congregazioni generali insieme agli altri cardinali, anche se non entrerà in Conclave. Chi sarà il successore di Francesco è presto per dirlo, ma Simoni non ha dubbi: "Saprà cogliere la sua eredità, fatta di amore per i poveri, i sofferenti, i poveri, i bambini e le donne soli" e da esorcista avverte: "Satana è presente e lavora contro di noi. Non possiamo lasciargli spazio. Ma il Signore è più forte di ogni male".
È davvero una figura eccezionale, il cardinal Simoni. La sua la testimonianza di fede resa durante 28 anni di prigionia e lavori forzati dal 1963 al 1991, come “nemico del popolo“ con l’accusa di aver celebrato messe in suffragio del presidente John Fitzgerald Kenney, assassinato a Dallas nel ’63, e in più perché aveva predicato che valeva la pena, all’occorrenza, dare la vita per Gesù, era giunta alle orecchie del Papa argentino, che però aveva voluto ascoltarla dalla sua viva voce.
"Il Santo Padre era al suo primo viaggio apostolico e scelse la chiesa martire di Albania - ricorda Simoni - Ad accoglierlo a Tirana eravamo in 300mila, dalle autorità ai più poveri, di ogni credo e di ogni confessione. Era il 21 settembre del 2014. Raccontai la mia storia, delle violenze subite e delle percosse. Alla fine, commosso, tentò di baciarmi le mani e io cercavo di non farglielo fare. Eravamo in mondovisione e non lo sapevo. Furono attimi di profonda commozione. Poi due anni dopo, la sorpresa enorme di leggere il mio nome nella lista dei nuovi cardinali. Non solo non avrei mai creduto di vederlo, ma di non avere alcun merito. È tutto del Signore".
Fu un particolare a turbare Papa Bergoglio più di altri: "Quando ero in prigione - ricorda - all’alba non sapevamo se avremmo rivisto il tramontare del sole dopo giornate scandite da torture, vessazioni, violenze ed interrogatori - dove i carcerieri volevano addirittura che rivelassimo il contenuto delle confessioni - i polsi erano così stretti dai ferri che rischiavamo il blocco della circolazione. Eppure abbiamo resistito"
Da allora, dopo quel giorno, gli incontri si sono susseguiti con una certa frequenza, anche in forma privata nell’appartamento papale in Santa Marta, dove i due anziani dalla fede giovane hanno condiviso emozioni e preghiera. Ma il ricordo forse più bello è quello legato alla Pasqua di due anni fa quando Papa Francesco invitò il cardinal Ernest ad affacciarsi con lui dalle loggia di San Pietro: "Essere accanto al Santo Padre nella benedizione Urbi et Orbi ascoltare le sue parole ed il grido dell’implorata pace è stato per me una grande grazia ed un dono indescrivibile a parole. Una grazia anche per tutta la mia amata Albania; come non pensare ai miei confratelli ed ai tanti cristiani che portando la Croce sul Calvario durante la persecuzione in odio alla fede hanno offerto fino alla loro vita seguendo la promessa del Risorto. Seguiamo sempre l’esempio del Papa, di ogni Papa, convertiamo i nostri cuori e mettiamo in pratica i suoi quotidiani insegnamenti".