
Vinicio Berti davanti a una sua opera
di Stefano Brogioni
FIRENZE
Seicento opere dell’artista Vinicio Berti, nato cento anni fa e scomparso trenta anni or sono, giacciono da quasi due lustri in un magazzino del Comune di Firenze. A donarle a Palazzo Vecchio, in esecuzione del volere dell’artista, fu la compagna di Berti, Maria Liberia Pini, che, prima della sua morte, giunta nell’aprile del 2012, formalizzò il corposo lascito davanti a un notaio.
Ma Sergio Risaliti, direttore artistico del Museo del Novecento, non viene colto impreparato sull’argomento. "Le opere di Berti sono nei nostri magazzini in Santa Maria Novella, alcune sono state anche oggetto di restauro - spiega -. Purtroppo acquisire 600 opere è assai gravoso, forse anche eccessivo: per esporle tutte, mi servirebbero 3 musei del Novecento. E poi, non basta appendere un quadro alla parete per valorizzarlo: le opere vanno fatte vivere altrimenti restano mute".
Che poi è lo stesso intento con cui è nato l’Archivio Vinicio Berti: un’ associazione fondata per promuovere l’attività del pittore. Neanche loro, però, che stanno chiamando a raccolta i cultori di Berti per ampliare la documentazione, hanno mai visto il patrimonio che l’artista ha donato all’amministrazione. Se i progetti attualmente in ponte si concretizzeranno, in questo 2021 che corrisponde a un doppio anniversario per Berti, il museo del Novecento gli dedicherà un convegno, una mostra (pandemia permettendo) e anche un volume, dove quelle 600 opere finora nascoste vedranno finalmente la luce.
Il ’tesoro’ di Berti era nella casa-laboratorio dell’artista in via Masolino. Si tratta in gran parte di dipinti, del periodo giovanile e dell’ultima parte della sua vita, ma ci sono anche 41 taccuini che testimoniano l’evoluzione della creatività di Berti, da uno stile figurativo all’astrattismo classico di cui è stato capostipite. L’eredità di Berti è stata inventariata da un perito del tribunale, Elisabetta Mignoni, ed è stata formalmente ’accettata’ nel 2015, dopo il dono della compagna, che era anche erede universale dell’artista.
Berti, comunista militante, artista generoso, alla fine della guerra con Brunetti, Farulli e Nativi e il poeta Caverni fondò un movimento che culminò nell’arte astratta. Nella sua carriera è stato anche illustratore e fumettista. Nel 1963 ricevette il Fiorino, riconoscimento illustre per ogni fiorentino.